venerdì 21 settembre 2007

Spaisstory!


Sto leggendo un libro sullo spionaggio (o di spionaggio, ma non vi dico il titolo perche' conosco qualcuno di voi che mi rovinerebbe il finale! :P) e stavo riflettendo sul successo del genere, soprattutto fra gli autori da edicola. E a pensarci bene e' facile intuire lo schema, anche se bisogna essere un po' cattivelli con le intenzioni degli autori del genere.
Cominciamo a dire che i colpi di scena sono sempre un bel leggere: accade l'inatteso e il lettore rimane a bocca aperta, ben contento dell'investimento che ha fatto. Imprevedibile = buono. Discutibile, ma accettabile, almeno statisticamente.
A questo punto dove meglio far succedere colpi di scena? Dove non ci sono certezze, dove nessuno si puo' e si deve fidare di nessuno. Tra le spie. Bellllo. Ma facile. Un po' troppo, o no?

Proviamo. A parla con B. Dice che C e' il cattivo, e che ha assoldato D per ucciderlo: E non ne sa nulla.
Cambio di inquadratura, nuova verita'.
A parla con E e dice che B e' stato messo fuoripista, che crede che il mandante sia C.
Cambio di inquadratura, nuova verita'.
A incontra B e scopre le carte: lo aveva messo fuoripista perche' osservato da E e D, ma che e' E il cattivo.
Cambio di inquardatura, nuova verita'.
A parla con C e dice che riuscito a convincere B che e' E il cattivo, dopo che era stato costretto dagli eventi a confessarglila posizione di C.

E cosi' via.

Insomma un gioco di luci per continuare a mettere in discussione cio' che si e' affermato fino al passo precedente, usando la leva -sempre a disposizione- della fiducia che non ci puo' essere tra personaggi di tanta caratura. Un bell'esercizio, per l'autore, ma niente di geniale. Non qui.

Sono ipotesi ne', illazioni a buon mercato: rimango in attesa di smentite e di osservazioni.

PS Ho spesso sostenuto che, smontato il giocattolo - evaporata, almeno in parte, la possibilita' di gustare effetti ed emozioni che ne derivano. Ma tant'e'. Mi e' scappato.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Io sono un'appassionata di thriller, ci scappa ogni tanto anche qualche libro di spionaggio (Le Carré per es.), anche se la sezione spionaggio è quella che mi interessa meno...
Quello che descrivi tu è uno degli schemi classici un po' di tutti i thriller in genere, il colpo di scena credo sia la cosa più ricercata in assoluto da un autore di thriller che si rispetti (e non solo modernissimi o contemporanei, basta che guardi i racconti di Agatha Christie, specie quelli con Poirot, sono dei meccanismi a trappola perfetti)...
Ho letto libri che avevano cambi di punti di vista e posizioni praticamente ad ogni capitolo.
E' ovvio che molto spesso i personaggi siano quasi tutti non molto degni di fiducia, la cosa dà più pepe (tornando a Poirot, in ogni romanzo praticamente ogni personaggio ha i suoi motivi di odiare e ammazzare la vittima): la riuscita o meno di questa formula non dipende dalla formula in sé, che è buona, fondamentalmente. Secondo me dipende da come lo scrittore gestisce queste intricate situazioni: a volte può essere banale, a volte geniale.
Forse è per questo che preferisco i classici del thriller: se vuoi del genio vai dai vecchi maestri, i contemporanei mi hanno delusa spesso, non reggono il paragone.
Ma pure la mia è un'opinione, intesi... ;)
Ps- a proposito del post precedente, ancora più che 1984 c'è un altro libro, stupendo, che mi piace molto di più, "Fahrenheit 451" , che calza molto bene: basta pensare al ruolo che ha la tv nella società che vi è descritta...
Ciao !

Rampo ha detto...

"Secondo me dipende da come lo scrittore gestisce queste intricate situazioni: a volte può essere banale, a volte geniale." Sono d'accordissimo! E' esattamente in quello che si vede la maestria dei classici e anche, perche' no, la grandezza o meno dei contemporanei. Io sono straappassionato di Stephen King, quindi direi che il thrilling in generale e' un'emozione davvero vincente. Fra l'altro credo di ricordare che in On writing, dello stesso Re, ci fosse Bradbury fra le letture consigliate: a sto punto lo devo leggere. :)

Anonimo ha detto...

Il colpevole è il sindaco:-)))
Eddaiiiiii!!!
Buon WE

Anonimo ha detto...

lo devi leggere assolutamente. "Fahrenheit 451" è un sacco bello.

personalmente sono molto appassionato di tutto il filone dell'utposimo negativo, come alcuni lo chiamano.

Bradbury ha scritto anche belle cose in contesti completamente differenti :)

a tema: il colpo di scena adesso è così abusato che a volte è un colpo di scena quando non c'è. tutti si fanno una pippa incredibile per capire chi mente e alla fine esce che non ha mai mentito nessuno... :D

i film e i libri che ne fanno largo uso secondo me sono noiosi. il colpo di scena ha il suo fascino quando è inatteso. al 15° in 20 pagine perde tutto il suo significato.
i film + belli che ricordo associati a colpi di scena ne hanno non più di 2.
i libri se la possono giocare di più, perchè la storia è più diluita nel tempo, ma anche lì l'abuso guasta, a mio avviso, anche quando usato in modo brillante, perchè se diventa atteso diventa paradossalmente un elemento di linearità del racconto.