domenica 9 settembre 2007

Del colloquio di lavoro.


Alura -Mai cominciare una frase in dialetto ad un colloquio di lavoro per la presidenza di una catena di banche in franchising. Mai. - Cominciamo col dire che la mia esperienza in fatto di colloqui inizia nel 99: c'era il millenium bug con i suoi spettri di devastazione (e poi qualcuno ne ha avuto qualche avvisaglia?!), e c'era il passaggio all'euro (e poi qualcuno ne ha evitato l'impatto da millenium bug?!). Non c'era stato nessuno 11 Settembre tra gli 11 Settembre. Insomma il mio campo, l'informatica, trasversale a tutto il mondo lavorante, lavorato e semi-lavorato, assorbiva forza lavoro (d'ora in poi HR, human resources) tra i neolaureati anche dalle piu' disparate facolta': anche biologi e geologi venivano a fare gli informatici. In un contesto del genere il colloquio di selezione era un colloquio conoscitivo in cui venivano presentate le grandi opportunita' della azienda e nella azienda. Si ma mi scusi, io vado bene? Cioe' andrei bene? Ma quanto sei ingenuo figliolo: cominci la settimana prossima, magari partecipando a qualche corso interno giusto per vedere che tu sappia distinguere il lato rosso dal lato verde di un fico aperto e pronto all'uso. Ottimo. Cioe'. Quel periodo era cosi' fiorente di offerta che non ci ha formati per un approccio vero e proprio alla selezione. Siamo una generazione di trentenni a cui sono stati promessi mari e monti, per un paio d'anni. Poi... Deserto del Nebraska.
Le cose infatti sono cambiate. I colloqui sono diventati davvero selettivi: ne ricordo in particolare uno in cui mi e' stato chiesto di progettare e scrivere un componente. Avevo otto ore. Steakhouse. Il giovinotto che poi sarebbe diventato mio amatissimo socio fu bocciato a quel colloquio e mi disse: "come chiedere ad uno che vuole essere assunto in fiat, di mettersi in una stanza e produrre una portiera". Io ce la feci, invece, e mi infilai in un terribile c#lo di sacco di cui, a tutti gli effetti, a parte le persone fantastiche che potei conoscere in quegli anni, ricordo nitidamente la pressione per produrre molto, in poco tempo. Quindi lesson number one: il colloquio dice molto del posto dove andrai a finire, a te colloquiante inebriato. Gli orari di colloquio, la durata, la prova, la flessibilita' dell'appuntamento, la comunicabilita' di chi ti contatta, la precisione nei dettagli , le aspettative espresse e non da chi ti seleziona sono un ottimo fattore di previsione per il buco nero in cui ci si puo' andare ad infilare, densita' permettendo. Non sono elementi certi, pero' sono dei segnali che sarebbe pericoloso trascurare.
In uno degli ultimi colloqui , per esempio poi, mi e' stato chiesto di togliere il piercing al naso (pregiudizi, oltraggio e compagnia bella sono per un altro post, dai). Detto-fatto. Compromesso? Prostituzione? Prostituzione. Era la mia prima assunzione ufficiale, senza p.ive di mezzo e senza cocopro o cococo, ne valeva la pena. Forse. Ma questo avrebbe dovuto essere un segnale fin troppo chiaro di una certa apertura mentale tutto sommato discutibile. Tant'e'.
A questo proposito un altro aspetto degno di nota dei colloqui e' l'abbigliamento. Lesson number two. Dimostrare che per te il colloquio e' un momento importante non e' necesseriamente un comportamento servile. E' autoconservazione, del proprio patrimonio genetico se non altro. Il selettore (si badi che io so di teoria della selezione quello che un selettore potrebbe sapere di multi-threading su monoprocessori) secondo me non bada sempre e solo al sodo: puo' dimostrare il contrario, ma poi viaggia in treno e se la ride del tuo curriculum scritto in gotico e incorniciato da gocce di sangue cadenti. Meglio la sobrieta', merce molto piu' vendibile rispetto al proprio rigoroso attenersi alla propria diversita'. Naturalmente tra colleghi si riconosce subito un collega che e' stato ad un colloquio, e questo e' un po' il rovescio della medaglia: si deve scambiare un po' di goliardia con maggiori possibilita' di vivere meno difficilmente o comunque con piu' soddisfazione (in ordine di possibilita') il resto della propria esistenza.
Apro una parentesi sul fatto che queste sono alcune delle lezioni che IO ho imparato e che mi limito a riportare: lungi da me l'idea di dare lezioni di vita, e lo dico davvero, alla ricerca di tutta l'umilta' perduta. Bon, chiusa parentesi.
Infine alcune considerazioni sul comportamento. Io se posso imposto una versione di me enhanced powered-up in termini di brillantezza, presenza di spirito e di attenzione. E' una faticaccia, e spesso comporta che il confronto non riesca cosi' bene, sopprattutto con chi si aspetta una maggior umile remissivita'. Boh. A me piace cosi'. Alle volte va bene, ma non centra sempre il risultato.
Un po' come per la determinazione per le proprie, di richieste, e nella propria, di inflessibilita'. Possono piacere. E capita. E possono non piacere. E capita con la stessa frequenza. Quindi non saprei che cosa suggerire, se non altro a me stesso. Forse l'ideale e' essere contenti di se' stessi, ad ogni modo. Cosi che comunque rimanga lo spazio, e anche tutto lo spazio, per dare alla societa' che ci scarta come una hallsmentholiptus, tutte le colpe del caso. - Lesson number three -.


Vorrei ringraziare una blogger-nuova conoscenza , Donatella, che parlando di un suo colloquio di lavoro ha, indirettamente, bonta' sua, stimolato un po' di quanto ho scritto sopra.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi lasci davvero senza parole! Non pensavo che la mia saga sull'ultimo colloquio di lavoro potesse ispirare qualcosa, a parte una profonda noia ;-)
Credo che raccontare le proprie esperienze possa servire ad avere punti di vista diversi su un tipo di esperienza che tocca a tutti, senza alcuna velleità di voler insegnare niente a nessuno. Il mettere nero su bianco mi ha aiutato a fare una scelta meditata in questo caso: mi ha fatto mettere a fuoco quei dettagli ingannevoli che avrebbero potuto portarmi a infilarmi in quello che tu chiami "cul de sac". Concordo con il messaggio che hai lasciato nel mio blog: vale la pena di andare a fare sempre i colloqui di lavoro, anche solo per vedere che aria tira o per mettere alla prova le proprie capacità. Non necessariamente poi si accetta il lavoro, però il "no" a priori può far perdere qualche buona opportunità. Buona domenica.

Anonimo ha detto...

e seconda volta che scrivo,chi sa apere il commento,proprio dopo che dicevo bellissimo,a quanto i dubbi in ottimo stato?e sperando a non essere tra i perdi tempo torno a leggerti buona notte da misty

Anonimo ha detto...

scusa volevo dire apare,infatti e aparso.ciao di nuovo a presto.:))

Bruja ha detto...

Ah...caro...non parliamo dei colloqui e degli esami che dobbiamo sostenere noi streghe....può succedere tutto... e il contrario di tutto...;-)

Anonimo ha detto...

Dopo la buona domenica...ci vuole l'augurio di una buona settimana...;-)
senza colloqui...speriamo...;-)

Anonimo ha detto...

Ehm, non voglio dire le mie esperienze di colloqui di lavoro, perchè non vorrei appesantire o intristire l'atmosfera...anche se a volte si va nel tragicomico a ben pensarci...
invece ho fatto un'associazione mentale con la rivista Linus on line ( http://www.linus.net/ ), dove c'è la sezione "cedo cane perché morto - i vostri annunci", satira divertentissima sulle domande e offerte di lavoro. La leggo proprio per farmi 2 risate quando penso alla mia situazione.
Ciao !

Anonimo ha detto...

Capisco molto bene, anche io ne ho fatte tante di simili esperienze.
Per non parlare di quelle fatte durante concorsi scritti. Hai presente me che risponde ai test ed uno, il cui comito doveva essere quello di controllare, che viene a leggere le risposte e le passa ad una tizia due banchi dietro?
Ehhh che diamine, non c'è più manco un pò di pudore.
Però ho avuto la bella esperienza di concorrere per asistente giudiziario e nonostante l'alta percentuale di partecipanti laureati, sono entrata in graduatoria. :-)! Non mi hanno ancora chiamata ma, spero ancora...un mio ex prof di tecnica bancaria fu chiamato per lo stesso concorso dopo dieci anni.
A proposito della corsa...grazie del complimento! Posso dire di aver fatto bene...anche se non c'era podio perchè si trattava di una corsa di beneficenza. Ero talmente carica che se mio marito non mi avesse portato via, avrei fatto anche la successiva 7500 mt:-)))!