venerdì 28 agosto 2009

Qualche accenno di autocritica, potrebbe essere un buon inizio.

Della autocritica di nuovo, dunque. Mi dicono che ad esagerare con l'autocritica si rischiano pericolose derive: come la possibilita' di perdere parte della propria identita', del proprio carattere, di rinnegare in qualche modo quello che si e', e dulcis in fundo, di addossarsi colpe che poi, in fondo in fondo, non si hanno.
Rispondo con un convinto... Puo' darsi.
Il problema e' che ho bisogno di risposte, e che ho bisogno di appigli. Allora prendo due piccioni con una fava: autocritica come percorso per avere da me stesso spiegazioni, e come percorso di crescita interiore, con l'obiettivo di uno o di molti miglioramenti.
Premetto che innanzitutto credo che abbattersi, sottovalutarsi, non faccia bene, ma fino ad un certo punto: un ego smisurato come quello del mezzo padreterno che mi credo di essere, ha bisogno di colpi di lima. Un po' da sgrosso, un po' bastarda.
Quindi procedo.
Prima di entrare nel merito pero' secondo me bisogna dire, da subito, che e' necessario andare aldila' del primo livello di bocciatura. Facile dire "sono sempre troppo nervoso".
Piu' sottile, piu' incisivo, piu' utile definire il contesto per comprendere le radici del biasimevole comportamento. Mi spiego. Aggiungo cosi' che troppo lavoro, da fare in troppo poco tempo, troppo impegno con l'universita', troppe incomprensioni, mi rendono incapace di mantenere un atteggiamento piu' rilassato e piu' razionale, e anche piu' affettuoso, perche' no. Allora questo mi aiuta a capire che non e' il nervosismo che devo controllare, ma il suo rapporto con il reale peso delle premesse al contorno che lo condizionano. La soluzione, e' evidente, non e' essere meno nervosi: tautologico, banale e inutile. E' saper prendere con piu' filosofia i momenti di avversita', e sapersi non fare sopraffare dall'ambiente, e' capire che cio' che si puo' controllare solo fino ad un certo punto, non puo' e non deve frustrare oltre a quel punto.
Ecco l'illuminazione. Bloccare le premesse, nel loro rapporto di causa ed effetto con l'odiato, odiabile perlomeno, difetto.
Questo il percorso, questo l'obiettivo. Raccogliere e catalogare difetti, dargli nome e cognome, che potrebbero (l'uso del condizionale e' d'obbligo, proprio nel momento in cui si afferma che non si deve attribuire agli altri la propria forma mentis) aver convinto Chi aveva deciso di trascorrere la sua esistenza con il sottoscritto a cambiare idea, convincendo per altro lo stesso ad intraprendere consensualmente questa deviazione dal tutto, dal progetto iniziale, dalla Storia.
E non solo recensire: ma tentare di correggere. Con questo non voglio dire che sia necessariamente possibile. Anzi, ammetto per pura onesta' intellettuale, che temo che sia un'operazione che comunque comporti un rapporto costi/benefici deludente. (Anche i motori a scoppio hanno un rendimento ridicolo, ma li usiamo tutti, in mancanza di soluzioni migliori). Ergo, su le maniche soldato. E comincia a spalare.
Cosi' mi dico che dovrei sapermi fidare dell'altro, perche' ci sono onesta' e intenzioni che devono saper essere riconosciute per il loro significato e non per il mio pregiudizio, soprattutto perche' deriva dal primo pensiero che non e' quello giusto solo perche' e' il primo a presentarsi, ma perche' la paura e l'autoconservazione spesso sgomitano meglio di comprensione e rispetto.
E mi dico che dovrei sapere considerare il punto di vista dell'altro, perche' il mondo non pensa con la mia testa (per fortuna, dai!) e spesso malizia e diffidenza non solo sono cattive consigliere, ma spesso portano a processi sommari fondati su accuse ridicole.
E mi ripeto che e' essenziale comunicare l'importanza che ha l'altra persona per noi, perche' lasciare all'intuito quello che deve essere ascoltato, e sentito, e' solo un via di fuga comoda, ed inefficace: una scappatoia stupida per non sentirsi stupidi e' infantile, ed e' una contraddizione in essere.
Comunicare l'amore non e' comunicare il bisogno e non e' comunicare l'ammirazione e non e' comunicare il rispetto. Sono profondamente convinto di questo. Ora.
E che quella stessa importanza deve essere splendente per tutti, non solo per l'altro e non solo per chi l'altro non e'.
Mi dico che la stima non deve essere sottovalutata come concetto. L'eccesso di discussione, rende fragile la corazza di un bisogno innato dell'essere umano: non vedere infrangere tutto cio' che il suo io crea con il pensiero. Le idee non sono le persone che le hanno prodotte? Spesso si' che lo sono, e con ineludile identificazione. Questo e' un processo che va rispettato, non deriso. E' un modo per rendere conto dell'importanza dell'altro, quella vera, ed un modo magnifico per infondere serenita' ed autostima, di cui per altro siamo i primi a sentire la mancanza.
E mi dico che i bisogni e o problemi dell'altro non devono essere sminuiti: non cancello i tuoi problemi se ti dico che sono piccoli problemi (per me). Aggiungo ad essi il peso della mia disapprovazione per la tua valutazione. Le tue esigenze sono le tue, io devo capirle, sentirle, fare mio il senso che hanno per te, se voglio davvero imparare a conoscerti e a stare al tuo fianco.
Cosi', forse con un po' di confusione, faccio avanti e indietro in un passato che non ha piu' futuro: lo faccio per me, me lo ripeto ad alta voce, ma poi mi ricordo che l'onesta' e' meglio, e lo faccio anche perche' mi aiuta ad illudermi che appena inventeranno la macchina del tempo, sistemero' le cose.

sabato 22 agosto 2009

Spaccato delle riflessioni del dormiveglia...

Mi sono sempre chiesto, a mia memoria, e nella mia eta' adulta senz'altro, da materialista praticante, che cosa volesse dire senso di smarrimento, che cosa volesse dire non avere obiettivi e significati, che cosa volesse dire guardarsi allo specchio e non riconoscersi, che cosa volesse dire non avere appigli.

Poi capita che alla sera mi debba ricredere.
Che le veda quelle pareti infinitamente bianche e infinitamente chiuse su loro stesse.
E con esse il deja vu.
Capita che senta il disorientamento di chi e' proiettato in un labirinto e non abbia nemmeno un stimolo elettrificante per procedere in una qualche direzione.
Capita che mi chieda "e adesso che cosa faccio?" o "Da dove ricomincio?"
Cosi' metto carne al fuoco, moto, viaggi, musica, ma capisco che sto cucinando per commensali che non ci sono, che sto sparando a piattelli che non vedo, che sto nuotando ma non vedo ne' riva, ne' fondo.

E' difficile capire quello che si prova ed e' difficile raccontare quello che non si capisce.

Cosi', senza bussole, senza un'orsa maggiore, non mi e' dolce naufragare in questo mare.

venerdì 21 agosto 2009

Una mattina un po' strana, per me.

Mattina strana, mattina normale per molti.

Ho ripreso la bici ieri, dal 2006 ferma nel box (aveva fatto forse due uscite da quando l'avevo ricevuta in regalo): l'ho pulita, le ho comprato una pompa per gonfiare le gomme, ne ho trovato le chiavi dei lucchetti, e l'ho preparata per il giro di stamattina.
Sono andato al parco Castello: c'era silenzio, c'era gente che correva, e ho visto tre scoiattoli da vicino, uno che rosicchiava qualcosa che spero per lui potesse essere del formaggio (ma i roditori mangiano i latticini?! Beh meglio di un feltrino di una sedia, o almeno credo).

Io ero un po' casual tra tanti sportivi ed i vecchietti amanti delle bocc(i)e in divisa, nella loro.

Ma tant'e'. La polizia locale non mi ha preso ne' per tossico ne' per spacciatore, quindi va bene cosi'.

Penso ci tornero' con la chitarra. A fare un po' di musica, tra gente tranquilla, a non meditare, a non avere il ruolo di spettatore di qualcosa che forse andava scoperto da tempo.

Cosi', pour parler.
Io sono devoto sostenitore del tempo libero divanato, o al pc. Non sono sto salutista (...) e non mi piace leggere perche' non c'e' nient'altro da fare. Mi piace leggere per leggere, e fermarmi a leggere, per leggere.
Quindi e' stata una deviazione voluta, per sperimentare.

E' stata una bella rappresentazione. Magari mi ha fatto anche bene. La doccia dopo la sudata e' stata sublime. Ed ora sono qui ad aggiungere appunti mentali per capire i che cosa, i come e i quando, e forse anche i dove.

La vita continua, e questa mia mattina strana, ci voleva proprio.

mercoledì 19 agosto 2009

martedì 18 agosto 2009

Inizio il rientro

Evvai. Terzo treno dalla Denmark: ancora questo e un bus e saro' in aeroporto. Ho quasi voglia di tornare in quella bacchettopoli stressante che e' l'italica meta. Giusto per rivedere le faccie amiche, per sdraiarmi sul divanone davanti alla tv e alla xbox e godermi i rimasugli delle ferie concesse, ascoltando metallo moolto pesante. Inutile dire che i mezzi qui hanno qualche minuto di ritardo su percorrenze di ore, che sono puliti e silenziosi, che nei bagni ci sono i fasciatoi per i bambini. Mi viene da pensare che basta cosi' poco per impressionare con della civilta' che e' impressionante la vastita' delle nostre lacune in senso contrario. Che vuoi farci. E' l'erba del vicino. Del resto a Copenhagen anche la tuborg e' ambrosia.

lunedì 17 agosto 2009

Copenhagen, ch 2

Ultimo giorno a Copenaghen. Shopping di cd, cosa emozionante e semmai un po' snobbata da certe correnti di backpacker puristi, e di quel che mi capitava. Ho finito le corone danesi, quasi e spero che il taxista non faccia il dritto anche perche' so di essere a 5 min dalla stazione in macchina, ormai. Gli diro' di farsi bastare il mio ultimo pezzo da 100. E poi faro' colazione con monCC. Ma davvero nulla e'? Davvero senza un linguaggio non saremmo che atomi tra gli atomi? Oggi mi e' piu' facile pensare che la vita e' un susseguirsi di simulazioni: io viaggiatore, io marito, io software developer, io festaiolo, io depresso. Ma la' si torna. Al nulla. E si viaggia sempre da soli.

domenica 16 agosto 2009

Copenaghen, ch.1

Notte devastante la prima nella capitale danese. 40 gradi in cameretta, 6 people, e gente che da fuori orinava nella finestra. Cambio: singola con 32 pollici in camera e vaffantuc#lo. Oggi sirenetta, mezzo sightseeing e girello a tivoli. Vertigo e montagne russe prima di pranzoburger annaffiato molto decorosamente da carlsberg. Oh qui anche la tuborg e' buona: peccato per i selvaggi che ne abusano fino a mattina. Cerco la luce dentro di me, cerco si riespanda, e qualche vibra positiva mi mette nel right mood per trovarla. La strada ahime', e' ancora lunga.

In viaggio verso Copenhagen

Beh le 5 ore di treno promesse credo non basteranno. Siamo a malmoe e avremmo dovuto esserci da mezz'ora. Copenaghen ormai non e' lontana, ma credo ci voglia ancora un'oretta. Pfff. Belli boschi foreste colline e laghetti, ma 5 ore di foreste colline e laghetti cominciano a pesarmi. Curioso che un tipo si sia messo a parlare con me in svedese, curioso che mi continui a capitare: saranno gli occhi verdi o il metroenovanta? Boh: il risultato e' che non posso contare nemmeno sul fascino dello straniero in questa terra di walkirie. Nb vorrei sfatare il mito delle svedesi: non sono tutte modelle mancate, sia chiaro. Attendo la Danimarca per un hamburger e una birrona ghiacciata. Sono al secondo libro in tre (quattro?) giorni, il lettore mp3 comincia ad essere scarico di batteria e quindi, fatti gli auguri di buon Ferragosto, ho titolo di aver voglia solo di un hamburger e di una birrona ghiacciata. Buon ferragosto anche a te, affezionato lettore.

venerdì 14 agosto 2009

Stockholm ch.3

Voglio salutare e ringraziare Tony e Ombretta, il cui compleanno era ieri e mi hanno fatto sentire parte della loro festa. (Il blog e' mio e ci scrivo il ca##o che voglio, se qualcuno avesse da obbiettare puo' segnarsi questo, accanto al disegno del mio dito medio).
Oggi giorno di shopping, ancora. Girello in centro e poi al mall di Globen. Poi ho preso la metro e con la scientificita' del pendolino di Mosca ho scelto una tappa. Cosi' mi trovo nel giardino dell'osservatorio ad osservare leprotti e fauna varia (...), decidendo eventualmente se entrare in un museo in cui si tratta certamente qualcosa di interessante per qualcuno, ma di cui mi sfugge l'oggetto, semmai. Tanto ho il tesserino per la riduzione studenti. Vediamo. Mi ha incuriosito ieri sera il diniego dalle osti di rippare col pc dei viaggiatori, i cd appena acquistati di Samael, Entombed e Carcass. Gli svedesi si erano dimostrati friendly, disponibili e moderni sin dal mio arrivo. Niente. Neanche per loro valgono le generalizzazioni: sanno mostrarsi diffidenti ed un velo ottusi all'occorrenza. Nevermind. Alla prossima fedeli lettori.

giovedì 13 agosto 2009

Stoccolma, chapter no 2.

La vita e' davvero strana, fine a se' stessa. Un giorno ti trovi a pensare a cosa insegnerai a tuo figlio, con la compagna che pensi invecchiera' con te, e il giorno dopo ti trovi sdraiato in un parco di Stoccolma, sotto ai gabbiani, davanti a dei ragazzini che giocano a pallone a pensare se puo' far male depilare la schiena per il prossimo primo appuntamento. Viene da credere che il futuro, come concetto, non ha nessun valore. E che la stabilita' del presente sia un'illusione che aiuta a continuare a ballare a ritmo di questa musica che poi finisce, o sfuma in un'altro pezzo. Ma e' futuro anche questo, e abbiamo detto che non ci interessa, not now anyway. Ho visto il vasamuseet, visto che va meglio, dopo un sightseeing tour in barca. Bella DIJURGAARDEN. Adesso ho bisogno di toothpaste tocchera' cercarla prima di rientrare. Tanto piu' che riincomincia a gocciolare dopo la mattina di sole. Saluti dal mio smartphone.

mercoledì 12 agosto 2009

Stoccolma. Capitolo 1.

Ok, primo post da una vacanza annunciata come difficile. Scrivo da Stoccolma, da un internet point vicino al centro, di queste emozioni, in tempo reale. Per la prima volta in questa vacanza, per la prima volta nella mia esistenza.
Ieri sera l´arrivo in taxi e´ stato durissimo. Mi chiedevo che cosa facessi qui e perche´ fossi da solo ad assaporare la scoperta di una nuova big city. Ho cercato di addormentarmi senza questi pensieri ma le lacrime agli occhi salivano da sole. Tant´e´.

Volendo raccogliere il lato piu´ spensierato della cosa devo dire che ho dovuto esercitare tutto il mio spirito di adattamento per arrivare al mattino: cosa che i nordici e i backpackers hanno a pacchi e che io ho evidentemente perso negli agi degli alberghi delle ultime uscite da ammogliato. Di fatto la camera e´ una cabina di una nave, grossa come la cabina di un vagone a cucc(i)ette di italica memoria. E siamo li´ dentro in quattro. Erano le due di notte e al buio ho dovuto aprire lo zaino, rifare il letto, rintracciare sapone e cambio per una doccia e coricarmi. Massimo adattamento nel minimo spazio. Mia moglie, a torto o a ragione, mi avrebbe sparato in mezzo agli occhi per una situazione fantascientifica come quella. Beata gioventu´: a loro mica pesa stare in un buco areato da un oblo´ e dormire tra i bagagli. Cosi´ io invece ho appoggiato le scarpe ai piedi del mio letto a castello (di sopra e senza scala) e le ho rese rispettivamente, il mio portaocchiali e il mio portasapone. Importante era passare a nuttata, come diceva qualche maestro del teatro napoletano (Edua´?).

Oggi stessa tiritera con fortissima voglia di rientro. Esco, e´ grigio e fa freddo (nonostante molti siano in maniche corte e in canottiera!) e non ne ho voglia. Poi si mette a piovere e la tentazione di rientrare si fa programma.

In realta´ ho avuto un pensiero fortunato: non sono cosi´ forte da dire che questi sono i miei limiti e devo superarli. Naaa. Ho solo pensato: fancu[o ai programmi e alle guide. Faccio quello che mi pare. Qui mi fermo a bere un cappuccio. Qui guardo sta via di souvenir. Qui mi siedo. Qui riparto. Magari non vedro´ nemmeno dove sono il palazzo reale o il museo. Ma chissenefrega. Vivo la citta´. La vivo con i miei ritmi e per come mi pare di fare il turista e lo skazzato.
Quest volta va bene cosi´. A Legnano non sarei stato meglio. Di sicuro non avevo calcolato l´impatto devastante dell´arrivo. Ma pazienza.

Concludo con alcuni ringraziamenti: per chi soffre di diabete e´ meglio fermarsi qui.
...
Ok.
Grazie a tutti quelli che rispondono ai miei sms quando mi fermo a guardare chi gira, e do ascolto a cuore e schiena. A Sergio, a Sam, a Smooo´ (e alla Steph che prima o poi si svegliera´ e guardera´ il cellulare :) che mi ricordano di essere qualcosa, anche minimo, nella vita di qualcuno. Grazie di essere dei riferimenti in un momento del genere.
Grazie anche ai miei, che non mancano di preoccuparsi per me quando sono lontano.

martedì 11 agosto 2009

On holiday

Oggi si parte: tre giorni a Stoccolma e tre a Copenaghen, piu' una manciata di tempo per gli spostamenti vari, quindi si torna Martedi' prossimo.
Boh. Wow. Boh.
Non e' che abbia tutta sta voglia di girellare per stupende capitali da solo: spero di fare un po' di buone foto, di vedere posti magnifici, di incontrare un po' di gente (ma anche no), di provare le montagne russe di Tivoli.
Mi dicono che visto il periodo mi fara' bene. Cosi' la mia pr (parte razionale) si e' fatta convincere a fare le prenotazioni e a fare una vacanza nonostante il periodo di ristrettezze economiche che si mescolano a tutte le tenebre tenebrose della solitudine inaspettata.

So gia' che sara' un po' noioso, senza poter condividere (e litigare sul) le scelte e l'esperienza. Ma tant'e'.

Spero di rifarmi occhi e spirito insomma. E' un investimento, e ce ne sono senz'altro di peggiori (diciamo che il Jim Beam in offerta all'Auchan lo teniamo fuori concorso).

Si parte tra l'ansia della scoperta, e lo scazzo di tutta la situazione al contorno.
Senza chitarra ci saranno momenti di riflessione dura. Ma anche questi sono nelle regole del gioco.

Speriamo che il bancomat funzioni, o che accetteranno la CC anche per un cappuccio e una brioche.

Speriamo... speriamo... speriamo.

Sono in vacanza, per dinci. Ed e' un momento raro in un anno di una pesantezza al limite del sopportabile.

Ma non mi lascio indietro nulla: nello zaino (che non so se passera' l'imbarco in cabina!) da 10 kg e 70 l porto tutta questa disperazione che onestamente avra' stancato te, mio lettore, e il sottoscritto.
Che posso augurarmi? Di dimenticare la' il tutto, al momento della preparazione dell'ultimo zaino. Meglio un paio di sacchettoni di panni sporchi e qualche buona jpeg da scaricare, di questo stato d'animo da mammalucco.
Ecco. Questa volta spero di dimenticare qualcosa, nel rifare i bagagli.

domenica 9 agosto 2009

Play it again, Sam.

E' ripresa la consueta smania estiva dell"estendo il mio repertorio da spiaggia" con la chitarra acustica. Suonare e' la cosa che in assoluto, da sempre, mi distrae di piu' dai miei pensieri.
Sara' che senno' perdo il tempo del cambio dell'accordo, oppure che senno' non mi riesce di trovare la nota del cantato, neanche per approssimazioni successive, o che comunque il suonare (in generale) mi da' sensazioni raggiungibili difficilmente altrimenti, pero' funziona.
Per pochi brevi istanti ci sono solo io, la mia Ibanez blu (o il basso o il trombone), e il piede che batte un tempo che e' dritto forse solo nella mia testa.
Il problema e' mettersi li'. Incominciare. E stasera non ce ne e'. Non ne ho voglia.

In questa Estate strana sono gia' a tre pezzi nuovi, e sto preparando il quarto. Pero' Africa dei Toto ha un paio di cambi noiosi da interpretare: e non ho voglia di impegnarmi. Potrei volermi divertire, alle strette (la parte razionale di me opera molto cosi' in questo periodo: tiene in riga la parte irrazionale in cambio di birra e sigarette). Ma non impegnare.

Strano perche' ieri mi sono armato di ventilatorino anche per lo studio: per non grondare sulle ottave troppo alte, in questa prova di arte che non e' mia, nonostante tante ore di abnegazione.

Ma niente. Magari cerco qualcosa di piu' facile, a livello della penultima speedy gonzales. Ma per ora scrivere per il blog, sul Satellite dualcore nuovo di pacca, regalo di ieri dei miei(...), mi pesa di meno. E siccome devo cercare di ridurre la zavorra, ed oggi mi sono gia' costretto ad incominciare con l'xbox il tentativo
di chiudere il primo livello di ninjia gaiden II (grazie p.r., parte razionale, poi mi sono divertito! l'idea di farlo con i carmina burana sparati dallo stereo e' stata uno sballone cosmico!), adesso assecondo un po' la mia voglia di fare niente, e semmai di scriverlo qui, per i posteri e per questo diario che forse un giorno rileggero' con qualche sorriso piu' convinto.

NB il Narciso di Caravaggio e' per dire che quello che e' Arte si sa ben distinguere da quello che e' fare una buca nel terreno.

sabato 8 agosto 2009

E' la prova? Eh?

Dopo una mattina passata a:
- spingere una moto di 130 kg in salita dal tuo amico e meccanico di fiducia sotto casa ad un altro piu' specialistico, ma piu' lontano, molto piu' lontano;
- svuotare il garage dai rimasugli lasciati dall'(ex-) moglie e fare la spola (dato il volume di trasporto della yaris) verso la discarica comunale (dall'altra parte di Legnano, nello specifico);

il PIACERE di una birra ghiacciata e' la dimostrazione che dio (Dio?) esiste?

lunedì 3 agosto 2009

Tra incubo e realta'.

Dormivo e pensavo che potevo provare a fare qualcosa durante il suo fare gli scatoloni per il trasloco.

- Io non ti voglio perdere...
- Tu mi hai gia' perso.

Poi mi sono svegliato e per rincuorarmi ho allungato la mano... Sopra un cuscino che non c'era.
Incubi e ricordi di nuovo mescolati a confondermi e farmi male.

Quando finira'? Posso avere una risposta? Una caz#o di risposta? Eh? Quando finira'?