domenica 30 settembre 2007

Birmania libera


Nota: questo è un nuovo tipo di protesta on-line che usa i blog per diffondere una petizione a livello globale. Per partecipare, aggiungi il tuo blog seguendo le istruzioni che troverai in questo post. Questa non è una questione di partiti politici, questo è un problema di diritti umani basilari e democrazia. Per piacere aiutate a prevenire una tragedia nella Birmania/Myanmar aggiungendo il vostro blog e chiedendo ad altri di fare lo stesso. Facendo circolare questo meme attraverso la blogosfera probabilmente potremmo portare più sensibilità sul problema ed evitare una seria tragedia. Come cittadini del mondo, questo è qualcosa che i blogger possono fare per aiutare.Come partecipare. 1. Copiare questo intero post nel tuo blog, compreso questo numero: 1081081081234;2. Dopo alcuni giorni puoi cercare con Google il numero 1081081081234 per trovare tutti i blog che partecipano a questa protesta e petizione.Nota: Google indicizza i blog a differenti livelli, per cui è possibile che ci voglia più tempo perché il tuo blog appaia tra i risultati. Indipendentemente dalla traduzione il numero rimane identico e perciò valido. La situazione nella Birmania/Myanmar ci riguarda tutti.Non c'è libertà di stampa nella Birmania/Myanmar e il governo ha incominciato a bloccare Internet e altri mezzi di comunicazione, per cui è difficile ottenere le notizie dall'esterno. Singole persone sul campo stanno mandando i loro comunicati alla BBC e sono sconcertanti. Vi incoraggio a leggere questi resoconti per vedere da voi quello che sta succedendo nella Birmania/Myanmar (in inglese). Qui, invece, le notizie raccolte da Google in italiano sulla Birmania. La situazione nella Birmania/Myanmar è sempre più pericolosa. Centinaia di migliaia di protestanti pacifici e disarmati, compresi monaci e monache, stanno rischiando le loro vite marciando per la democrazia contro una dittatura impopolare, ma ben armata che non si fermerà pur di continuare il suo dominio repressivo. Mentre i generali al potere e le loro famiglie sono letteralmente grondanti di oro e diamanti, la popolazione della Birmania/Myanmar è impoverita, privata dei diritti umani basilari, tagliata fuori dal resto del mondo e sempre più sotto la minaccia della violenza.Questa settimana la popolazione della Birmania/Myanmar si è sollevata collettivamente nella più grande dimostrazione pubblica contro la dittatura militare dominante da decenni. È una dimostrazione di coraggio, decoro e democrazia attiva sorprendente. Ma nonostante queste proteste siano pacifiche, i despoti militari stanno incominciando a reprimerle con la violenza. Ci sono già state almeno alcune morti confermate, e centinaia di feriti gravi causati dagli scontri tra soldati e cittadini disarmati.In numero attuale di vittime e feriti è probabilmente di gran lunga peggiore, ma le uniche notizie che abbiamo vengono da singole persone che riescono a far passare i loro resoconti attraverso il cordone imposto dalle autorità. Sfortunatamente sembra che presto potrà esserci un bagno di sangue su larga scala, e le vittime saranno per lo più donne, bambini, gli anziani e i monaci e monache disarmate. Contrariamente a quello che i governi birmano, cinese e russo hanno affermato, questo non è solo un problema di politica interna, è un problema di importanza globale e colpisce la comunità globale. Come cittadini interessati non possiamo permettere che qualunque governo, in nessun luogo al mondo, usi la sua forza militare per attaccare e uccidere cittadini disarmati che stanno dimostrando pacificamente.In questi tempi moderni, la violenza contro civili disarmati non è accettabile e se è permesso che accada, senza serie conseguenze per i suoi perpetratori, questo crea un precedente perché succeda ancora da qualche altra parte. Se vogliamo un mondo pacifico, spetta ad ognuno di noi opporre resistenza personalmente contro questi problemi fondamentali, dovunque essi si presentino.Per piacere unitevi a me nel chiedere al governo birmano di negoziare pacificamente con i suoi cittadini, e alla Cina di intervenire per prevenire ulteriore violenza. E per piacere, aiutate a sollevare l'attenzione degli sviluppi della Birmania/Myanmar così che sia possibile evitare un disastro umano su larga scala. Grazie. Grazie a Mario l. per la traduzione in italiano dell'originale in inglese



nota: utilizzerò questo post come se fosse un meme o una catena di S.Antonio.

Copiate&Incollate tutti, massima diffusione e massimo rispetto.

sabato 29 settembre 2007

Dei pesi e delle misure


Ok, altro argomento spinoso. I monaci buddisti che reagiscono alla oppressione birmana e il loro sterminio. Siamo tutti con loro perche' in realta' siamo tutti (lo siamo?) contro la violenza di un regime militare che si fa beffe di una costituzione finalmente raggiunta in una delle zone piu' calde, storicamente, del pianeta.
Punto fermo e fuori discussione, almeno da queste parti.
Pero' ho un dubbio, o meglio mi sembra che di questa situazione qualcosa d'altro mi potrebbe, e uso il condizionale, infastidire. Io mi risento quando la chiesa ficca il suo santo naso nelle faccende della nostra politica perche' ahime', volente o nolente, condiziona con l'idea di pochi, sterminate schiere di genuflessi pregatori. E mi da' fastidio lo spazio che i cosiddetti laici danno ai suoi interventi. Oddio siamo un paese libero, e se qualcuno con una palandrana bianca ed uno strano copricapo vuole dire quello che pensa affacciato ad una finestra, probabilmente non calpesta i diritti di nessuno, non e' questo il problema. Il problema e' ripeto lo spazio che i nostri eletti gli danno e la risonanza che danno alle sue conservatrici pensate. Ora, a me sembra, fermo restando che ad una manifestazione pacifica e' inacettabile che si risponda con il fuoco, e' bestiale e ingiusto, e' abominevole, a me sembra che laggiu', con le debite proporzioni, succeda lo stesso. Cioe'. Il fatto che uomini non possano esprimere il loro dissenso e' comunque segno di qualche cosa che non va, ma il fatto che lo facciano dei religiosi in nome della tonaca che indossano mi sembra davvero inconcepibile. Voglio dire. Se la questione si limitasse a loro che dicono e interferiscono, in qualita' di tramite tra l'uomo e il dio maiuscolo, tra le faccende degli uomini minuscoli, mi dovrebbe dare fastidio, e riuso il condizionale.
Voglio provare a dirlo con altre parole un po' meno brusche. Odio che vi sparino, cari monaci, e' terribile e inaccettabile. A priori. Se invece se ci fosse una Democrazia Buddista Birmana che si gonfiasse dei vostri interventi, disapproverei probabilmente.
Ed ecco il dubbio. Secondo me alcune situazioni sono oggettivamente inaccettabili, e chiunque alzi la voce per non accettarle, fa bene a farlo. Ma qualcuno potrebbe pensare lo stesso di una chiesa, in un paese che accetta l'aborto, il divorzio, i dico. E quindi? Dove sta il confine? Forse nel fatto che una serie di diritti trovano il loro fondamento scientifico, logico, nella loro accettazione universale. Come il diritto alla vita o alla liberta' di stampa e di parola. Forse e' quello il punto in cui anche noi possiamo, io posso e devo cambiare atteggiamento. Il dubbio rimane, perche' mi sembra di pensare in un certo modo giudicando il mio orticello e in un altro modo guardando verso un altro, e cosi', forte del mio dubbio, mi sento autorizzato a farlo.

giovedì 27 settembre 2007

Dubbi su una questione.


Questione spinosa. Ieri sera ho sentito da Gad Lerner gli attacchi alla popolazione del pavese che si e' espressa malamente contro l'ospitare i nomadi rom sgombrati da Pavia.
A parte la pochezza dei sindaci (sembrava davvero di vedere Cangini dello zelig) che si lamentavano della impossibilita' dell'integrazione di 50 nomadi su un paese di 350 abitanti (cioe' non si puo' diventare 400? Cioe' se nascessero 50 bambini in un anno li sopprimereste lì cosi'?), e a parte le ripezioni del buon gaddy (ma se si spostano bisogna pensare che per un principio di conservazione non spariscono! ma se si spostano etc etc, etc etc) le osservazioni che mi sono venute in mente sono: ecco che chi ha sensibilita' di sinistra difende per sua natura una minoranza indifesa, per principio. Nobile. Nobilissimo. Ma un po' immobilista fermarsi li'. E poi mi sono chiesto: si ma perche' danno cosi' poco la parola ai nomadi? E solo per sentirli dire: dove ci hanno messo non c'e' luce e non c'e' acqua. Quello che veramente mi manca e' sentire che cosa hanno loro da dire sull'argomento integrazione. Cioe' loro vogliono, i rom, diventare una parte della societa' trovata radicata? Vogliono adeguarsi al "nostro" sistema basato sul lavoro, sulla mutua assistenza, sulla legalita'? Si'? No? Quanto il "nostro" sistema deve cambiare per non lasciare ai margini intere popolazioni? Perche' noi luce e acqua ce le abbiamo, vero, ma le paghiamo con il lavoro, molto vero: ora, una mano a chi e' in difficolta' e' il minimo che una societa' civile debba garantire, ma sul lungo periodo come la mettiamo? Quali ambizioni hanno (e io credo ne abbiano!) diverse da quello SFRUTTAMENTO DEI BAMBINI che abbiamo tutti sotto gli occhi e che troviamo tutti cosi' odioso? Devono renderne conto del resto? Boh sarebbe meglio una volonta' di dialogo anche da parte, credo. Non hanno voce, e fino a che non li si sente parlare saranno sempre, nell'immaginario comune, quelli che rubano o che sfruttano o che stuprano di cui ci parlano i giornali (bella l'osservazione che in altre nazioni per non creare forme di fobia dello straniero non si puo' riportare la nazionalita' di chi ha fatto cosa, decisamente interessante). Boh i dubbi sono tanti, ma il dialogo credo che sia la via d'uscita per trovare punti di contatto fra culture differenti. Io credo che si debba partire da li'. Dal dialogo, che a tutt'ora non c'e', e sembra che verso questa voragine enorme nessuno voglia guardare.

mercoledì 26 settembre 2007

Dai su, un po' di luoghi comuni!


Altro invito a partecipare alla giostra, visto il successo (l'interesse dai, mica sei Grillo! ;) del tocco personale dei lettori: aggiungete voi quello che piu' vi turba, vi annoia, vi fa incaxxare dei luoghi comuni che sentite ripetere.

Comincio io, tanto per dar fuoco alle polveri:
- La laurea e' solo un pezzo di carta (prova a farti il c#lo per prenderne una, ad imparare metodo e abnegazione, a superarne difficolta' e stress e poi ne riparliamo)

- Davanti ai computer ci si rimbambisce (meno male che c'e' sempre una gazzetta dello sport o un telequiz con cui riprendersi... Ci si stanca semmai, ma proprio per il fatto che il cervellino va fatto funzionare...)

- Il servizio militare fa maturare (infatti chi non fa scherzi stupidi... li subisce, e ne viene spesso schiacciato, proprio nelle pause tra decine di ordini assurdi - come stare fermi su un lato di un cortile, in riga -, e ore di apprendimento di violenza dell'uomo sull'uomo)

Continuate voi? E' un gioco-gioco, dai.

sabato 22 settembre 2007

Ma chi te lo fa fare?


Ok, ok. L'iscrizione al terzo anno di legge e' andata. Pfff. Nonostante ANCHE l'annosissima raccolta di documenti per la certificazione iseeu, che e' davvero un palla al... piede, sono giunto alla decisione -positiva-, sul proseguire o meno, con grande fatica.
4 esami all'anno, lavorando full time, su una proiezione di 32 esami (credito piu', credito meno) significano 8 anni di sacrifitio e di abnegatio.

Ma chi te lo fa fare?

Oibo'. A Giugno mi ero deciso a mollare st'impresa. Ero veramente devastato dal peso che mi sono imposto, dalla mancanza di tempo per tirare il fiato (fra l'altro ho ricevuto una mail in cui mi si augurava il "tempo" -grazie Vale!- e, ironia del destino, non ho ancora trovato il tempo per ringraziare per un pensiero cosi' sublime), e dall'ansia che ne scaturisce.

Ma chi te lo fa fare?

Mi sono preso qualche settimana per riflettere, forzando me stesso a non essere il solito impulsivo. E sono giunto ad un compromesso. Affrontero' da subito i mastodonti, quegli esami che hanno fama di essere vere e proprie barriere sulla strada per essere giuristi.

Ma chi te lo fa fare?

E non mi lascero' ingannare dal destino di farmi desistere quando saro' troppo in la' per pentirmene TROPPO amaramente (che ci posso fare? A me lasciare a meta' qualcosa di incominciato da' un nervoso...). O la va o la spacca. E fin che va...

Ma chi te lo fa fare?

E' una spesona (migliaia di euro all'anno), ho una laurea gia' incorniciata (anche se nella casa nuova non mi sono mai preso il tempo per appenderla e gongolarmici ogni tanto con i visitatori occasionali) e dopo aver scelto una vita da tecnico, la virata verso una nuova vita da umanista non e' affatto necessaria.

Ma chi te lo fa fare?

Ma a me l'idea continua a piacere. Continuo a pensare che mi annoierei a fare tutta la vita l'informatico (poco ingegnere ahime', ma cosi' vuole il mercato del lavoro) e soprattutto a passare la vita a trattare dati di cui non mi importa nulla con processi di cui mi importa anche meno. Io volevo scrivere videogiochi!
Ma tant'e'. I gestionali mi pagano mutuo e bollette ed allora tanto vale farlo seriamente.

Ma chi te lo fa fare?

Cosi' con il pensiero che un giorno saro' notaio e avro' statue di marmo ai bordi della mia piscina olimpionica coperta e riscaldata (muahhahaha questa si che e' fantasiosa) o che mi alzero' per gridare "obiezioni Vostro Onore! L'avvocato influenza il teste" (questa invece e' direttamente mutuata dal grandioso telecinema americano!), mi sobbarco Commerciale, le Procedure, e Amministrativo tutto in un giro di terra intorno al sole. Ci provo, almeno, chissamai che ci riesca.

Ma chi te lo fa fare?

Cosi' un po' scarico, un po' meno convinto, un po' piu' stanco e vecchio tornero' a fremere con questi giovani scalmanati dai jeans a vita bassa e dalle speranze a vita alta nelle aule d'esame. Chissa' che non lo trovi cosi' eccitante anche questa volta... Vidarem.

Ma chi te lo fa fare?

PS Mi hanno fatto notare all'ultimo esame (di Penale) che dovrei imparare ad esprimermi meglio, se ho aspirazioni da giurista. Ma che cosa ci posso fare se dopo aver studiato le serie di Fourier e aver letto Pennac non riusciro' mai a prendere sul serio un altro modo di esprimermi che questo?! ;)

venerdì 21 settembre 2007

Spaisstory!


Sto leggendo un libro sullo spionaggio (o di spionaggio, ma non vi dico il titolo perche' conosco qualcuno di voi che mi rovinerebbe il finale! :P) e stavo riflettendo sul successo del genere, soprattutto fra gli autori da edicola. E a pensarci bene e' facile intuire lo schema, anche se bisogna essere un po' cattivelli con le intenzioni degli autori del genere.
Cominciamo a dire che i colpi di scena sono sempre un bel leggere: accade l'inatteso e il lettore rimane a bocca aperta, ben contento dell'investimento che ha fatto. Imprevedibile = buono. Discutibile, ma accettabile, almeno statisticamente.
A questo punto dove meglio far succedere colpi di scena? Dove non ci sono certezze, dove nessuno si puo' e si deve fidare di nessuno. Tra le spie. Bellllo. Ma facile. Un po' troppo, o no?

Proviamo. A parla con B. Dice che C e' il cattivo, e che ha assoldato D per ucciderlo: E non ne sa nulla.
Cambio di inquadratura, nuova verita'.
A parla con E e dice che B e' stato messo fuoripista, che crede che il mandante sia C.
Cambio di inquadratura, nuova verita'.
A incontra B e scopre le carte: lo aveva messo fuoripista perche' osservato da E e D, ma che e' E il cattivo.
Cambio di inquardatura, nuova verita'.
A parla con C e dice che riuscito a convincere B che e' E il cattivo, dopo che era stato costretto dagli eventi a confessarglila posizione di C.

E cosi' via.

Insomma un gioco di luci per continuare a mettere in discussione cio' che si e' affermato fino al passo precedente, usando la leva -sempre a disposizione- della fiducia che non ci puo' essere tra personaggi di tanta caratura. Un bell'esercizio, per l'autore, ma niente di geniale. Non qui.

Sono ipotesi ne', illazioni a buon mercato: rimango in attesa di smentite e di osservazioni.

PS Ho spesso sostenuto che, smontato il giocattolo - evaporata, almeno in parte, la possibilita' di gustare effetti ed emozioni che ne derivano. Ma tant'e'. Mi e' scappato.

giovedì 20 settembre 2007

Del Grillo, again.


Ok a sto punto tiriamo le fila del discorso Grillo, capitolo V-day. Io ho ribadito in piu' sedi che lui mi piace, credo nel fatto che non cerchi tornaconti personali, credo nel fatto che creda in quello che dice e quello che fa. Mi piace che approfondisca. Mi piace che faccia riflettere.
Mi piace che lo faccia facendo ridere, perche' comunque e' un comico, e il suo mestiere, comunque, lo sa fare.
Ammetto che possa fare errori, e' un uomo e gli uomini sbagliano anche, mentre sembra che lui, da comico, non possa e non debba toccare certi argomenti, e comunque permettendosi degli errori.
Boh. Sono basito.
Non condivido tutto quello che dice, ad esempio io credo nella rappresentanza dei partiti, nel bisogno di delineare dei cammini comuni e delle linee-guida, per evitare che ci si perda e non si raggiunga mai un risultato che uno: credo che mettere d'accordo 10 partiti in parlamento sia piu' sbrigativo che mettere d'accordo 600 teste indipendenti, che per carita' devono avere voce in capitolo, ma semmai dividendo il problema in sottoproblemi e raggruppando i risultati. Questione di opportunita'.

Lui non ne vuole piu' sentire parlare invece, di partiti, ma tant'e'. Apprezzo comunque che lui sia stanco di questi politici, straricchi, fancazzisti, facce di bronzo, arroganti. E cosi' via. A casa, almeno dopo due legislature, a casa.

Ma aldila' del contenuto, vorrei fermarmi alla forma.
Del V-day sembra che siano tutti interessati - i pochi che ne parlano sui media - piu' alla parolaccia che ai motivi della parolaccia.

Ho sentito il direttore del tg2 interrogarsi sul fatto che se un matto lo sente e spara, che facciamo? Ma come? Dico io... Ma se la premessa ad un ragionamento e' la follia, allora puo' succedere sempre tutto di tutto. E se si mettono in conto tutte le possibilita' puo anche capitare che se tutti gli italiani salgono su un traghetto, il traghetto affonda e addio italiani. Mi sembra veramente populista (e qualunquista e opportunista ) costruire un ragionamento logico su premesse illogiche e relativamente poco probabili.
E invece di occuparsi di fantomatiche conseguenze, chiedo: ma il perche' della parolaccia, o direttore, se lo e' chiesto? E' rabbia, nata da frustrazione, nata da insoddisfazione.
Allora vuoi discutere i sintomi di un malessere, o vuoi rimuovere il malessere?
...
Cioe' se qualcuno le vomita su una scarpa, lei se la prende per la volgarita' del gesto invece di capire se sta male? E' cosi'? Allora vabbe', io con lei non ho spazio di discussione.

Chi ci governa, ci conferma Mazza, vicino a chi ci governa, ci crede bambini, come mi sembra si dicesse da JJ un tempo, perche' a sentire i discorsi dei grandi possiamo fare male e farci male. Boh. Io mi sento preso per il cul#. Ma sto tizio vive nell'ovatta per non rendersi conto che la parolaccia e' all'ordine del giorno, ovunque? Vive in un barattolo di vetro per pensare che il popolo italiano sia cosi' fragile da non sopportare un rigurgito sui piedi di mastella o di amato?
Mi sento trattato come un bambino col grembiulino da una maestrina del tutto anacronistica.
(E ad ogni modo mi sembra che la tutela contro la diffamazione sia presente sia a livello civile che a livello penale, quindi?)

Spero che Grillo presto invochi anche un ricambio nell'informazione, che non puzza di vecchio e di marcio meno del resto dei grandi poteri.

domenica 16 settembre 2007

Ancora pendolarismi...

Lei imbellettata e sostenuta, al tizio che aveva di fronte: "Guardi io vengo da un divorzio, e poi...
No, assolutamente. Mio figlio se vuole puo' convivere, ma sposarsi no! Con quello che costa!
E se poi cambiano idea? Ma con tutti i soldi che ci vogliono!!!"

Ha continuato con maggior convinzione, se possibile: "No io di matrimonio non voglio nemmeno sentirne parlare, da mio figlio... Al massimo in comune, ma non in chiesa! Con tutto quello che vorrebbe dire poi il divorzio!...
...
...
Si se vuole puo' sposarsi in Comune, PER L'AMOR DI DIO!"

LOL. :D:D:D:D

Non saprei da dove cominciare. Intromissione, presunzione, bestialita', ignoranza, incoerenza e, dulcis in fundo, la chicca dell'amor di Dio per il matrimonio si', ma in Comune.
Maro' che bello, delle volte, quando in treno il lettore mp3 ha le batterie scariche...

:)

sabato 15 settembre 2007

In difesa della logica.


Mi e' capitato in questi giorni di assistere su un blog che frequento, quello di Luca, ad un acceso (acceso? vibrante, dai) dibattito sul v-day e sul rapporto tra il suo seguito numerico ed il reale interesse che poteva avere il popolo italico per l'argomento. In realta' la questione posta in questi termini mi interessava poco: penso -tristemente- che un piccolo numero di persone si attivi per qualche cosa in cui crede, nel nostro paese, e per il resto della massa dormiente siano piu' importanti i risultati della Ferrari, la vendita di Chivu all'inter, il raccapriccio per l'omicidio di Cogne o, nelnomedelpadredelfiglioedellospiritosanto, le parole di don x sull'evento y, capitato nel raggio di pochi chilometri o tema del santopadre, domenicascorsa su raiuno. Bah, vabbe'. Motivo per cui sono ben contento di sapere che qualcuno, a prescindere dal suo tornaconto (calcolato o meno, che personalmente non vedo forse per ingenuita', ma preferisco pensare per mancanza di cinismo) ingrossi le fila delle voci fuori dal coro che possono farsi ascoltare. L'interpretazione disincantata dei numeri non significa non credere in un argomento e maggiormente non significa non supportare azioni come quella di Grillo.

E quindi eccoci al tema, astraendo da quei discorsi, che sono stati fonte di ispirazione per questi altri pensieri: la Logica. Sempre lei, nella sua miglior e splendida forma. Perche' non curarsene? La domanda.

Voglio dire. Se dico che pochi italiani mangiano il sushi, non sto argomentando sul fatto che a me non piaccia il sushi. - Anche perche', ad ogni modo, la numerosita' e' un falso modo di argomentare le proprie verita'. E poi io adoro il sushi!!! - Sto dicendo che un piccola percentuale di italiani, dati alla mano, mangia il sushi. Se mi si mettono in bocca altre deduzioni si uccide la logica, poverina.

E se dico che Eco o Chomsky in Italia raccolgono meno seguito di una velina su un cubo in giro per discoteche (di bbbella, oh!!!), non sto offendendo la luce che i due intellettuali possono irradiare. Sto parlando di numeri, che possa o meno piacere: e i numeri sono fuori discussione.
Nuovamente, altre accuse, di altro tipo, sulla prima asserzione, farebbero rigirare i padri della ragione, nei loro sepolcri, e all'unisono.

Il punto e' che giocando con i quantificatori universali, con le negazioni delle congiunzioni, con il modus ponens e, guarda il caso, con i rapporti fra numeri (parlo proprio di divisioni, quelle delle elementari! e delle percentuali, sempre quelle!) o con i rapporti fra i rapporti e' fin troppo facile ingarbugliare il filo logico di una conversazione tra le cui pieghe si vogliono leggere interpretazioni che vanno aldila' delle parole, e questo dover inseguire il proprio principale significato per me sarebbe davvero fastidioso. Ecco il punto.
Cosi' volendo essere piu' diretto, e a rischio di sembrare un po' troppo ruffiano, vorrei ringraziare i miei lettori / blogger_del_cuore per aver sempre saputo leggere nelle parole e nelle righe da me scritte, le mie intenzioni, premiandomi anche piu' del dovuto, con un'attenzione di pregio davvero elevato. Un applauso di ringraziamento a tutti voi.

giovedì 13 settembre 2007

Una buona lettura...


Ho aggiunto alla sezione dei miei links piu'usati/favoriti il link a Internazionale.it. Da li' si puo' navigare verso http://www.italieni.it/, dove si puo' leggere dell'Italia vista dal mondo (Le Monde, Financial Times e compagnia bella). Sembra uno spunto di riflessioni interessanti, anche considerando poi che spesso i nostri politici si riempiono la bocca di argomentazioni relative a quel tal giornale estero che dice quella tal cosa dei nostri personaggi/eventi, tanto vale che sappiamo muoverci anche noi su quel terreno. Buona lettura.

martedì 11 settembre 2007

Quando il cerchio si chiude...


E' stato bello vedere stamattina allo sportello della biglietteria della stazione, un addetto alle vendite consigliare il fortunato anonimo acquirente sul migliore combo tra settimanali e biglietti ordinari, per minimizzare la spesa per questo mese.
E' stato un po' come vedere andare contro gli interessi della propria azienda e un po' no.
O meglio le FS sono stata convertite -ahime' - in una SPA nel 1992, a totale partecipazione statale, quindi non saprei ad oggi come sono distribuite le sue azioni. Ma tant'e'. Se fossero ancora pubbliche alla fine avrei visto fare comunque gli interessi di un cittadino utente e di un proprietario, coincidenti nella stessa persona.

Sarebbe stato bello vedere anche il solo moto di cortesia nei confronti dell'utente, lo riconosco: avrebbe lasciato comunque un buon sapore in bocca. Ma cosi' e' stato meglio.

Purtroppo troppo spesso appartiene al sentire comune la convinzione che cio' e' dello Stato e' di qualcun altro o di nessun altro. E cio' spesso e' causa di una piaga, spesso insanabile, di menefreghismo, di superficialita' , di abbandono.
Meno male, che ogni tanto, qualcuno o qualcosa ci ricorda che lo Stato siamo noi, anche indirettamente, anche incosapevolmente. Meno male.

domenica 9 settembre 2007

Del colloquio di lavoro.


Alura -Mai cominciare una frase in dialetto ad un colloquio di lavoro per la presidenza di una catena di banche in franchising. Mai. - Cominciamo col dire che la mia esperienza in fatto di colloqui inizia nel 99: c'era il millenium bug con i suoi spettri di devastazione (e poi qualcuno ne ha avuto qualche avvisaglia?!), e c'era il passaggio all'euro (e poi qualcuno ne ha evitato l'impatto da millenium bug?!). Non c'era stato nessuno 11 Settembre tra gli 11 Settembre. Insomma il mio campo, l'informatica, trasversale a tutto il mondo lavorante, lavorato e semi-lavorato, assorbiva forza lavoro (d'ora in poi HR, human resources) tra i neolaureati anche dalle piu' disparate facolta': anche biologi e geologi venivano a fare gli informatici. In un contesto del genere il colloquio di selezione era un colloquio conoscitivo in cui venivano presentate le grandi opportunita' della azienda e nella azienda. Si ma mi scusi, io vado bene? Cioe' andrei bene? Ma quanto sei ingenuo figliolo: cominci la settimana prossima, magari partecipando a qualche corso interno giusto per vedere che tu sappia distinguere il lato rosso dal lato verde di un fico aperto e pronto all'uso. Ottimo. Cioe'. Quel periodo era cosi' fiorente di offerta che non ci ha formati per un approccio vero e proprio alla selezione. Siamo una generazione di trentenni a cui sono stati promessi mari e monti, per un paio d'anni. Poi... Deserto del Nebraska.
Le cose infatti sono cambiate. I colloqui sono diventati davvero selettivi: ne ricordo in particolare uno in cui mi e' stato chiesto di progettare e scrivere un componente. Avevo otto ore. Steakhouse. Il giovinotto che poi sarebbe diventato mio amatissimo socio fu bocciato a quel colloquio e mi disse: "come chiedere ad uno che vuole essere assunto in fiat, di mettersi in una stanza e produrre una portiera". Io ce la feci, invece, e mi infilai in un terribile c#lo di sacco di cui, a tutti gli effetti, a parte le persone fantastiche che potei conoscere in quegli anni, ricordo nitidamente la pressione per produrre molto, in poco tempo. Quindi lesson number one: il colloquio dice molto del posto dove andrai a finire, a te colloquiante inebriato. Gli orari di colloquio, la durata, la prova, la flessibilita' dell'appuntamento, la comunicabilita' di chi ti contatta, la precisione nei dettagli , le aspettative espresse e non da chi ti seleziona sono un ottimo fattore di previsione per il buco nero in cui ci si puo' andare ad infilare, densita' permettendo. Non sono elementi certi, pero' sono dei segnali che sarebbe pericoloso trascurare.
In uno degli ultimi colloqui , per esempio poi, mi e' stato chiesto di togliere il piercing al naso (pregiudizi, oltraggio e compagnia bella sono per un altro post, dai). Detto-fatto. Compromesso? Prostituzione? Prostituzione. Era la mia prima assunzione ufficiale, senza p.ive di mezzo e senza cocopro o cococo, ne valeva la pena. Forse. Ma questo avrebbe dovuto essere un segnale fin troppo chiaro di una certa apertura mentale tutto sommato discutibile. Tant'e'.
A questo proposito un altro aspetto degno di nota dei colloqui e' l'abbigliamento. Lesson number two. Dimostrare che per te il colloquio e' un momento importante non e' necesseriamente un comportamento servile. E' autoconservazione, del proprio patrimonio genetico se non altro. Il selettore (si badi che io so di teoria della selezione quello che un selettore potrebbe sapere di multi-threading su monoprocessori) secondo me non bada sempre e solo al sodo: puo' dimostrare il contrario, ma poi viaggia in treno e se la ride del tuo curriculum scritto in gotico e incorniciato da gocce di sangue cadenti. Meglio la sobrieta', merce molto piu' vendibile rispetto al proprio rigoroso attenersi alla propria diversita'. Naturalmente tra colleghi si riconosce subito un collega che e' stato ad un colloquio, e questo e' un po' il rovescio della medaglia: si deve scambiare un po' di goliardia con maggiori possibilita' di vivere meno difficilmente o comunque con piu' soddisfazione (in ordine di possibilita') il resto della propria esistenza.
Apro una parentesi sul fatto che queste sono alcune delle lezioni che IO ho imparato e che mi limito a riportare: lungi da me l'idea di dare lezioni di vita, e lo dico davvero, alla ricerca di tutta l'umilta' perduta. Bon, chiusa parentesi.
Infine alcune considerazioni sul comportamento. Io se posso imposto una versione di me enhanced powered-up in termini di brillantezza, presenza di spirito e di attenzione. E' una faticaccia, e spesso comporta che il confronto non riesca cosi' bene, sopprattutto con chi si aspetta una maggior umile remissivita'. Boh. A me piace cosi'. Alle volte va bene, ma non centra sempre il risultato.
Un po' come per la determinazione per le proprie, di richieste, e nella propria, di inflessibilita'. Possono piacere. E capita. E possono non piacere. E capita con la stessa frequenza. Quindi non saprei che cosa suggerire, se non altro a me stesso. Forse l'ideale e' essere contenti di se' stessi, ad ogni modo. Cosi che comunque rimanga lo spazio, e anche tutto lo spazio, per dare alla societa' che ci scarta come una hallsmentholiptus, tutte le colpe del caso. - Lesson number three -.


Vorrei ringraziare una blogger-nuova conoscenza , Donatella, che parlando di un suo colloquio di lavoro ha, indirettamente, bonta' sua, stimolato un po' di quanto ho scritto sopra.

giovedì 6 settembre 2007

Dite la vostra, sulla vita.


Qualche post sparso (Kat, Hell, Paola, PDE...) mi ha ispirato tutto questo.

Comincio io.

La vita e' un sentiero tra il sentire, il pensare e il dire.

La vita e' movimento.


Continuate voi, per piacere.

La vita e'... (Riempite liberamente)

martedì 4 settembre 2007

Pissicity


Ogni tanto mi verrebbe da aggiungere un paio di voci alla sezione "Puffo quattrocchi docet. Io odio" e forse quello che mi frena, oltre ad un irreparabile problema di memoria a breve -brevissimo- termine, sono la convinzione che a caldo si e' molto meno tolleranti e che, in seconda battuta, continuando a sottolineare la propria irritabilita' (o pochezza di spirito N.D.PDE) alla fine ci si rende anche un po' antipatici.
Pero' un paio di pruriti me li devo togliere.
In primis odio (parola forte? parola forte!) chi non si acconta del primo No. Un no e' un no. Se ci voglio mettere un perche' sono affari miei, se penso che poi sia il caso di comunicarlo o se mi sento costretto a farlo per motivi diplomatici ne sono capace, grazie, ma se penso che sia il caso di non approfondire le mie motivazioni penso che sia esclusivamente affare mio non dover rispondere delle mie scelte automaticamente. E' il solito discorso del mio orticello.
Esemplifico per chiarire. Il venditore del nuovo pc della Kat ha voluto sapere perche' non compravo il pacchetto assistenza del pc. Perche' forse di computer io ne ho studiato (non sono un padreterno, ma per quel pezzo di carta su cui c'e' scritto ingegnere informatico, le mie camicie le ho sudate tutte, che a te piaccia oppure no) tutto quello che tu non saprai mai ne' in questa ne' nella prossima vita? E -almeno- quanto ne sanno quei ragazzini che svitano e riavvitano pc per i loro sogni interinati? Potevo forse dirgli quello che pensavo direttamente? No, sono stato costretto a dimostrargli l'improbabilita' di un bisogno per 75 euro all'anno per un pc nuovo nei suoi due primi anni di vita. Fastidiosissimo, anche perche' sono stato trattato come uno sprovveduto fino all'ultimo, altrimenti sarei passato, come probabilmente passo ora che esterno il mio pensiero, come un presuntuoso.
E in secundis malsopporto (odio? si odio...) chi cercando di fare il furbo, " 'r dritto" come diceva il mio prof di Istituzioni d'economia (possa la cacarella coglierlo mentre accende ceri sull'altare dell'iperliberismo senza frontiere e piu' sfacciato), cerca di far passare me per coglj0ne, come e' avvenuto per i giovincelli di cui sopra che hanno potuto esaminare il vecchio pc (c'era qualche contatto su qualche scheda che non mi convinceva e tanto valeva farlo esaminare con strumenti adeguati) fino a farmi sapere che era il disco a creare problemi e che avrei dovuto pagare: disco, installazione del disco (ritirato a seguito delle mie rimostranze dal preventivo) e installazione del OS sul disco. Ora. Il checkup, come lo avevano chiamato li' al "pissicity", era comprensivo dei lavori di riparazione. 59 euro e poi eventuale prezzo dei pezzi sostituiti. Detto e accettato, come da manuale del contratto - vedasi il codice civile, a questo proposito.
Quindi? I lavori di installazione del disco rigido non fanno parte dei lavori promessi a forfait? A no? Perche'? E dirlo, magari... Mentecatti? Ah ecco, mi si e' chiesto chi non me lo ha detto. Ma perche'? Gli spetta il rogo? E chi mi dice che non si sia attenuto alle regole di customer management? Ma ohhh?! Mavaffan... Paghero', quando mi andra' per il salasso dei 59 euro. Quando mi andra'. Ma che fastidio. Ziobeh, quanto odio tutto questo.