sabato 15 settembre 2007

In difesa della logica.


Mi e' capitato in questi giorni di assistere su un blog che frequento, quello di Luca, ad un acceso (acceso? vibrante, dai) dibattito sul v-day e sul rapporto tra il suo seguito numerico ed il reale interesse che poteva avere il popolo italico per l'argomento. In realta' la questione posta in questi termini mi interessava poco: penso -tristemente- che un piccolo numero di persone si attivi per qualche cosa in cui crede, nel nostro paese, e per il resto della massa dormiente siano piu' importanti i risultati della Ferrari, la vendita di Chivu all'inter, il raccapriccio per l'omicidio di Cogne o, nelnomedelpadredelfiglioedellospiritosanto, le parole di don x sull'evento y, capitato nel raggio di pochi chilometri o tema del santopadre, domenicascorsa su raiuno. Bah, vabbe'. Motivo per cui sono ben contento di sapere che qualcuno, a prescindere dal suo tornaconto (calcolato o meno, che personalmente non vedo forse per ingenuita', ma preferisco pensare per mancanza di cinismo) ingrossi le fila delle voci fuori dal coro che possono farsi ascoltare. L'interpretazione disincantata dei numeri non significa non credere in un argomento e maggiormente non significa non supportare azioni come quella di Grillo.

E quindi eccoci al tema, astraendo da quei discorsi, che sono stati fonte di ispirazione per questi altri pensieri: la Logica. Sempre lei, nella sua miglior e splendida forma. Perche' non curarsene? La domanda.

Voglio dire. Se dico che pochi italiani mangiano il sushi, non sto argomentando sul fatto che a me non piaccia il sushi. - Anche perche', ad ogni modo, la numerosita' e' un falso modo di argomentare le proprie verita'. E poi io adoro il sushi!!! - Sto dicendo che un piccola percentuale di italiani, dati alla mano, mangia il sushi. Se mi si mettono in bocca altre deduzioni si uccide la logica, poverina.

E se dico che Eco o Chomsky in Italia raccolgono meno seguito di una velina su un cubo in giro per discoteche (di bbbella, oh!!!), non sto offendendo la luce che i due intellettuali possono irradiare. Sto parlando di numeri, che possa o meno piacere: e i numeri sono fuori discussione.
Nuovamente, altre accuse, di altro tipo, sulla prima asserzione, farebbero rigirare i padri della ragione, nei loro sepolcri, e all'unisono.

Il punto e' che giocando con i quantificatori universali, con le negazioni delle congiunzioni, con il modus ponens e, guarda il caso, con i rapporti fra numeri (parlo proprio di divisioni, quelle delle elementari! e delle percentuali, sempre quelle!) o con i rapporti fra i rapporti e' fin troppo facile ingarbugliare il filo logico di una conversazione tra le cui pieghe si vogliono leggere interpretazioni che vanno aldila' delle parole, e questo dover inseguire il proprio principale significato per me sarebbe davvero fastidioso. Ecco il punto.
Cosi' volendo essere piu' diretto, e a rischio di sembrare un po' troppo ruffiano, vorrei ringraziare i miei lettori / blogger_del_cuore per aver sempre saputo leggere nelle parole e nelle righe da me scritte, le mie intenzioni, premiandomi anche piu' del dovuto, con un'attenzione di pregio davvero elevato. Un applauso di ringraziamento a tutti voi.

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