sabato 29 settembre 2007

Dei pesi e delle misure


Ok, altro argomento spinoso. I monaci buddisti che reagiscono alla oppressione birmana e il loro sterminio. Siamo tutti con loro perche' in realta' siamo tutti (lo siamo?) contro la violenza di un regime militare che si fa beffe di una costituzione finalmente raggiunta in una delle zone piu' calde, storicamente, del pianeta.
Punto fermo e fuori discussione, almeno da queste parti.
Pero' ho un dubbio, o meglio mi sembra che di questa situazione qualcosa d'altro mi potrebbe, e uso il condizionale, infastidire. Io mi risento quando la chiesa ficca il suo santo naso nelle faccende della nostra politica perche' ahime', volente o nolente, condiziona con l'idea di pochi, sterminate schiere di genuflessi pregatori. E mi da' fastidio lo spazio che i cosiddetti laici danno ai suoi interventi. Oddio siamo un paese libero, e se qualcuno con una palandrana bianca ed uno strano copricapo vuole dire quello che pensa affacciato ad una finestra, probabilmente non calpesta i diritti di nessuno, non e' questo il problema. Il problema e' ripeto lo spazio che i nostri eletti gli danno e la risonanza che danno alle sue conservatrici pensate. Ora, a me sembra, fermo restando che ad una manifestazione pacifica e' inacettabile che si risponda con il fuoco, e' bestiale e ingiusto, e' abominevole, a me sembra che laggiu', con le debite proporzioni, succeda lo stesso. Cioe'. Il fatto che uomini non possano esprimere il loro dissenso e' comunque segno di qualche cosa che non va, ma il fatto che lo facciano dei religiosi in nome della tonaca che indossano mi sembra davvero inconcepibile. Voglio dire. Se la questione si limitasse a loro che dicono e interferiscono, in qualita' di tramite tra l'uomo e il dio maiuscolo, tra le faccende degli uomini minuscoli, mi dovrebbe dare fastidio, e riuso il condizionale.
Voglio provare a dirlo con altre parole un po' meno brusche. Odio che vi sparino, cari monaci, e' terribile e inaccettabile. A priori. Se invece se ci fosse una Democrazia Buddista Birmana che si gonfiasse dei vostri interventi, disapproverei probabilmente.
Ed ecco il dubbio. Secondo me alcune situazioni sono oggettivamente inaccettabili, e chiunque alzi la voce per non accettarle, fa bene a farlo. Ma qualcuno potrebbe pensare lo stesso di una chiesa, in un paese che accetta l'aborto, il divorzio, i dico. E quindi? Dove sta il confine? Forse nel fatto che una serie di diritti trovano il loro fondamento scientifico, logico, nella loro accettazione universale. Come il diritto alla vita o alla liberta' di stampa e di parola. Forse e' quello il punto in cui anche noi possiamo, io posso e devo cambiare atteggiamento. Il dubbio rimane, perche' mi sembra di pensare in un certo modo giudicando il mio orticello e in un altro modo guardando verso un altro, e cosi', forte del mio dubbio, mi sento autorizzato a farlo.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Sarà che è sabato e che sto un attimo con il cervello ancora non collegato ma mi sa che mi deo rilegge il post che non ho capito molto bene o forse so proprio un po' stupida tanto ahahah
va bhe mi rileggo il post quando sarò un po' più lucida
Un bacio e buon fine settimana
Anna

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea, capisco i tuoi dubbi e li condividerei se i monaci buddhisti stessero cercando di imporre un loro "credo" religioso al governo. La questione è che dal 1988 c'è al governo, in Birmania, un regime militare arrivato al potere dopo un colpo di Stato. Dopo due anni di governo, decisero di indire libere elezioni dove l'82% della popolazione votò per la Lega per la democrazia. Ovviamente i militari non hanno mai riconosciuto legittimo il voto e hanno ucciso e torturato quelli individuati come capi di questa Lega e imprigionando Aung San Suu Kyi. La protesta è per chiedere il rispetto dei diritti umani di ogni cittadino: c'è gente che muore di fame mentre i militari si arricchiscono con i soldi di Cina e India (non è vero che non ci sono interessi economici in quel paese); la stampa scrive solo ciò che detta il governo; chi viene sospettato di opposizione sparisce semplicemente nel nulla. Se cerchi di vedere le cose con gli occhi della nostra cultura, è difficile capire il perché la rivolta parta dai monaci. Ma nella tradizione birmana, il potere è sempre stato visto come espressione della volontà divina. Paradossalmente, i dittatori birmani temono più la punizione "karmica" che le sanzioni ONU. Avere la disapprovazione dei monaci per loro è come una scomunica e la condanna alla dannazione eterna. E' troppo complicato da spiegare in un commento... mi sono già dilungata troppo. Ti consiglio di leggere "In Asia" di Tiziano Terzani(che lì c'è stato di persona), dove c'è qualche articolo che parla della Birmania. Buon fine settimana.

Anonimo ha detto...

Caro Andrea, credo di aver capito i tuoi scrupoli, dimmi se sbaglio: a te sembrerebbe di usare 2 pesi e 2 misure se dici "ma i monaci in Birmania hanno ragione perché la situazione laggiù è insostenibile, e loro hanno difeso diritti elementari; invece da noi la Chiesa vorrebbe ingerire in quelli che sonovsacrosanti diritti degli individui; quindi c'è differenza", più o meno, scusami la traduzione molto ma molto personale che ho fatto di quel che ho capito.
Sai una cosa? Lo studiare giurisprudenza ti aiuterà a risolvere alcuni di questi dubbi: una delle cose che un professore ci inculcò, è che è vero che la legge è uguale per tutti, ma per essere davvero "uguale" deve applicarsi usando il buon senso e proprio facendo delle differenze: esempio classico, se a rubare un abito in un negozio è una signora agiata, o la solita attricetta pseudo-cleptomane, non si può applicare la stessa misura che si applicherebbe per il vecchietto pensionato che pochi giorni fa rubava la pasta per fame. Perciò esistono le circostanze attenuanti, quella aggravanti, e compagnia bella che conosci meglio di me, dato che ci stai immerso dentro con lo studio. Insomma, il buon senso del giudice ha un peso.
Ho fatto tutta questa tirata per cercare di spiegarmi: penso che il parallelo con la legge che va applicata con diversità, proprio perché sia giusta, per quanto possibile nei suoi limiti, potrebbe richiamare quello che facciamo noi quando critichiamo le ingerenze dei "nostri" prelati, e ora ci sentiamo di stare dalla parte dei monaci buddisti. Credo ala fine che sia il buon senso che giudichi le situazioni... (e ciononostante i tuoi dubbi sono preziosi, guai a non averne, non ci muoveremmo di un passo verso alcun miglioramento).
Scusami il verboso commento, sono reduce dall'aver distrutto (ieri)il mio blog (un piccolo errore nel maneggiamento del template), e perso tutto tranne i post, un pochino ieri un pochino oggi ho risistemato. Mai come oggi ho pensato che quel che dicevi su chi dice che al pc ci si rimbambisce è falso! :)
Buon fine settimana !

Anonimo ha detto...

PS- cioè non è falso quel che dicevi tu, è falso che ci si rimbambisce: per niente, ho messo il cervellino in funzione a locomotiva!
Sorry la stanchezza...

Anonimo ha detto...

A tal proposito sei stato nominato!
Passa da me non appena puoi è importante!
Birmania Libera.

Un abbraccio a te e Kat!
A.

Rampo ha detto...

Il senso e' esattamente quello dell'interpretazione di Blue, cioe' non ammetto interferenza, generalmente, del potere spirituale, anche dove la cultura (che secondo me diventa superstizione) ne giustifica storicamente il senso, MA la' si esagera, sia nel limitare sia nel reagire a chi protesta. Ergo? Viva la possibilita' di essere incoerenti perche' la generalizzazione, anche con se stessi e delle proprie idee e' un processo che funziona poco e male. Un caro saluto a tutte voi!

Anonimo ha detto...

Andrea, il problema è che noi siamo abituati ad avere un'idea della religione che dipende dalla nostra cultura. In realtà il buddhismo non può essere visto come una religione ma come un modo di vivere. Ogni gesto nella vita di un buddhista (a qualsiasi livello della società) avviene secondo i valori del Buddha, per cui si vive per migliorare il proprio karma e avvicinarsi, di vita in vita, alla perfezione assoluta. Essere buddhista vuol dire innanzitutto rispettare la vita in ogni sua forma: ecco perchè le manifestazioni in Birmania sono pacifiche e il popolo birmano ha sopportato anche le più grandi angherie prima di arrivare al punto di esasperazione. Leggevo oggi che molti militari cominciano a rifiutarsi di sparare sui manifestanti: lo fanno perché temono le ripercussioni di queste violenze sul proprio karma e non perché condividono le proteste dei manifestanti. Ecco perché il governo si sente "offeso" dal fatto che i bonzi rifiutino di benedirli: un potere politico non riconosciuto dal Buddha, non è potere. Per la nostra cultura è difficile capire, poiché associamo all'idea di religione qualcosa di diverso. Mi spiace non riuscire a spiegare meglio il concetto :-)

Anonimo ha detto...

Buona domenica Andrea,

sì, giusto puoi fare il copiaincolla da me direttamente e postare sul tuo blog nominando tre amici bloggers:-)
Io sto a pezzi dopo la festa di compleanno di mia figlia;-)))
Come si fa a tenere a bada 20 atleti in erba, abituati a scorazzare per campi e piste di atletica?
Ma ce l'ho fatta! Sob!

Ciau

Anonimo ha detto...

Tutti i confini sono arbitrari.
Nella stessa Italia la sinistra fa riferimento alla chiesa come una guida e una istituzione unificante quando le fa comodo (come quando il papà si schierò contro varie guerre), come una ingiusta ingerenza quando non le fa comodo (aborto, divorzio...).

Per esempio metti "il diritto alla vita" fra quelli universalmente riconosciuti, ma proprio su questo diritto e sull'idea che un feto sia già vita si basano sia l'ideologia antiabortista che, di rimbalzo, molte altre posizioni che impattano la ricerca e la fecondazione assistita.
Ma queste non le accetti, credo. Allora ci sono 2 diritti alla vita? Quello che ci piace e per cui è giusto intervenire e quello che no, per cui si interferisce a sproposito?

Hai detto stra bene: “se qualcuno con una palandrana bianca ed uno strano copricapo vuole dire quello che pensa affacciato ad una finestra, probabilmente non calpesta i diritti di nessuno” e “Il problema e' ripeto lo spazio che i nostri eletti gli danno e la risonanza che danno alle sue conservatrici pensate”.

Quindi i monaci buddisti avrebbero parimenti il diritto di manifestare le loro idee in cortei organizzati, quali che fossero queste idee (so che su questo abbiamo qualche divergenza, ma per ora è marginale) e quale che fosse il governo del paese.

Personalmente mi sento poco portato agli orticelli, ma sono solo punti di vista...

Rampo ha detto...

Ribadisco il concetto che se ci fosse una Democrazia Buddista Birmana che si riempisse la bocca (e poi le tasche) delle loro posizioni, mi darebbe fastidio: ma questo non vuol dire che non sia dalla parte di chi rischia il linciaggio perche' manifesta per diritti sacrosanti e inviolabili. Di qui il senso del post. Non mi piace che si usi l'aborto come metodo anticoncezionale, se e' questo che intendi, ma difendo il diritto di scegliere per la propria di vita e all'occorrenza, per una vita di un figlio destinata alla sofferenza e alla non indipendenza. Essere genitori cambia la vita (e tu credo me lo possa confermare con grande vigore) e deve essere una libera scelta e non un'imposizione ecclesiastica. Due pesi e due misure? Si', perche' non siamo automi e le condizioni al contorno sono diverse.