lunedì 13 agosto 2007

Indipendenza?


Credo che parlare di indipendenza non sia facile.
Innanzitutto secondo me c'e' indipendenza ed indipendenza. Tanto per chiarire.
E innanzitutto il fattore culturale non va sottovalutato: ci sono popoli con la loro lingua, le loro tradizioni, la loro economia e la loro religione (!) che rivendicano la propria autodeterminazione, secondo me sacrosanta, da una presenza opprimente che ha scalzato il loro diritto storico di essere nazione adulta che cammina sulle proprie gambe e che vive delle proprie ricchezze.
E secondo me difendere quest'idea non significa solo essere favorevoli alla causa palestinese, o dei contadini del chiapas, o dei curdi, significa anche dare spessore al proprio credo no global, quando si guarda all'invadenza straniera, odiosa e sfruttatrice, nei paesi del terzo mondo.
Altro invece, sempre secondo me, e' sentire parlare i leghisti di indipendenza da Roma o i sud tirolesi di indipendenza dall'Italia.
Non riesco a farne una questione di rispetto all'autodeterminazione, ne vedo solo una questione di flussi di cassa: voglio sottrarmi ai bisogni dello Stato visto che io, dal mio cantuccio, posso permettermelo.
Forse messa cosi' suona male, ma non riesco onestamente a dirlo meglio: mi sembra egoismo, mi sembra sottrarsi al contratto di solidarieta' che lo Stato rappresenta e che e' necessario al suo progresso. A me, sempre limitatamente al mio credo e alla mia conoscenza delle cose, fa schifo.
Ora. Dico questo perche' mi e' capitato in questi giorni di interrogarmi su un altro blog (da Infondoaimieiocchi, con la compagna Celia) sull'indipendenza della Sardegna.
Faccio fatica, e puo' essere un mio limite lo riconosco, ad abbracciare la sua causa: non riesco a vedere come lo Stato italiano, che mi rappresenta, di cui sento di fare parte, opprima la sua terra. Mi sento incolpevole di una accusa che non capisco: io penso che non siano solo pochi traghetti al giorno ad unirci, e che non sia una storia di unificazione che e' stata turbolenta un po' in tutte le direzioni a separarci (io sono piemontese e faccio fatica a pensare che essere sotto ai savoia fin da prima dell'unificazione possa modificare le mie prospettive). Sono storie di duecento anni fa che onestamente, ad oggi, mi fanno solo sorridere. Ho tra i miei amici dei sardi che non ho mai sentito di un'altra nazione! Ad ogni modo il mio vuole essere un invito per lei e per tutti i sardi che come lei vorrebbero l'indipendenza, a venire a parlare della loro causa anche sul mio blog, per poter meglio inquadrare e capire, una causa che in realta' io non vedo per niente giustificata.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono felice che si stia aprendo una discussione così interessante!
Questo vuol dire che blog e chat non sono soltanto momenti di relax o cavolate!
Intavoliamo un discorso serio FINALMENTE! Come si dice, pochi ma buoni:-)
A proposito Andrea, non riesco ad entrare da PDE, potresti avvertirlo tu cortesemente?
Non so se abbiate letto il mio commento ai Vostri che chiude il mio articolo ma, molte delle cose che penso in merito all'indipendenza della Sardegna!
Andrea, giustamente tu fai una riflessione storicamente esatta che è quella che già l'Isola faceva parte del regno detto appunto di Piemonte e Sardegna ma, vorrei ricordarti che il tempo, per il Popolo Sardo non è un problema. Dopo poco più di centocnquanta anni, infatti, di dominazione romana, ebbero la forza e la potenza di buttare fuori Roma che vedevano come un popolo dominatore!
Insomma caro Andrea, la libertà e l'indipendenza ce l'hanno nel sangue.
Qui nessuno sta denigrando l'unità d'Italia, anche il mio commento sull'annessione del Regno delle due Sicilie, non lo è! Fatto è che ognuno di noi, nei secoli, ha avuto una storia e come in tutte le guerre qualcuno ha visto più che un'Italia Unita, un regno pronto a poter far fronte a quelle che già erano grandi potenze. Ricorda che la politica è lungimiranza e se da un lato, c'erano gli Eroi della Patria, morti per cacciare lo straniero, gli Asburgo, dall'altra parte c'erano i Savoia pronti a fare il pienone cacciando via i Borboni e prendere le zone più ricche dello "Stivale".
Ora la Sardegna, ha una storia fin troppo diversa persino dalla Sicilia, nonostante varie dominazioni comuni; figuriamoci con il resto dell'Italia.
Loro, non parlano un dialetto, la loro è una lingua, il relativo isolamento li ha tenuti intatti nella loro caratteralità, negli usi e costumi, il profano si è fuso al sacro in un modo perfetto, senza scosse nei secoli. Si sono sempre battuti per buttare fuori lo straniero e credo anche Vittorio Amedeo II primo duca Savoia di Sardegna, se non erro, avrà certo avuto funzionari compiacenti per mettere le mani su quella meraviglisa Isola! Hanno solo iniziato da lì a farsi ricchi i Savoia; da ducato diventa principato e poi regno...e certamente i Savoia non erano neanche italiani...SOB!!! Diciamo che si sono italianizzati per motivi logistici neh!:-)))
Posso azzardare un'ipotesi? Durante il periodo delle guerre d'indipendenza, sottolineamo la parola indipendenza che mi pare fondamentale, togliamo la parte dello Stato della Chiesa che era ancora molto grande...chi erano le due potenze sotto le quali poteva eventualmente nascere una Nazione Unita? a nord i Savoia a sud i Borboni...solo che i primi hanno avuto il Conte di Cavour, gli altri solo un re che si occupava dei suoi pomodori San Marzano ed una moglie con le palle, un'Asburgo che non era minimamente interessata a conquistare quella parte dello stivale che già il cognato possedeva!
Tutto il trattato di storia per dire che l'indipendenza sarda non è certo sinonimo dell'indipendenza della quale parla Bossi.
Bossi dimentica il 1848 e dintorni, la Sardegna è stata "presa" nessuno gli aveva chiesto questa cortesia:-)
Oddio mò ho detto troppo...continuerò di certo:-), anzi, continueremo perchè siamo un bel gruppo di discussione che opina con il rispetto l'uno nei confronti dell'altro! Questa è grande cosa e segno di maturità...fossimo noi al governo credo che le cose andrebbero meglio...:-))))

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea.
Mi fa piacere che in tanti optano per la funzione del blog come gruppo di discussione. Non che le altre funzioni siano meno meritevoli, anche io ne usufruisco di quando in quando, ma direi che il confronto è l’espressione massima di uno spazio virtuale come appunto il blog.
Come ho già detto tante e troppe volte, per capire un popolo bisogna far parte di esso. Per capire il popolo sardo bisogna essere sardi e conoscere la storia della Sardegna, che per inciso, gli Italiani e ahinoi, i sardi, non hanno il piacere nemmeno di studiare sui libri di scuola. Hai presente la dicitura sui libri scolastici “ Regno Sardo – Piemontese”? Ecco già questo è errato. Regno di Sardegna.
La tua opinione sulla “nostra indipendenza” non mi lascia perplessa. Anzi. Sono affermazioni che conosco e che noi sardi conosciamo bene. Difficile per un Italiano comprendere. Ma non impossibile.
Noi siamo un popolo diverso. Non migliore, ma diverso. I Sardi possiedono un DNA diverso. Non migliore, ma diverso. Noi siamo un popolo… non abitanti facenti parte di una regione.
I Piemontesi sono gli abitanti del Piemonte. I Lombardi della Lombardia. E via si seguito. Noi siamo il popolo sardo della Sardegna. Popolo perché abbiamo una distinta identità. Abbiamo una lingua che ci distingue. Non un dialetto. Ma una lingua, quella sarda. Non italiana ma Sarda. Noi parliamo in Sardegna il sardo e non il dialetto. Questo basta per dire che siamo un popolo con identità precisa. Lo siamo da sempre. Parliamo anche l’italiano, come vedi io comunico con te in lingua italiana, ma è solo un caso, frutto della colonizzazione Italiana in Sardegna. E non ti devo spiegare io cosa sia la colonizzazione. Posso anche scrivere su questo blog in sardo ma tu non capiresti. E perche’? Posso invece azzardare a scriverti in inglese e forse riusciresti almeno a capire il senso delle mie parole o anzi forse riusciresti a fare la traduzione completa del mio commento. Chiediti il motivo. Chiediti perché se conosci un’altra lingua oltre all’italiano questa non è il sardo.
E chiediti perché noi siano costretti a parlare la lingua italiana Per chi si vede negato il diritto di utilizzare pienamente la propria lingua è evidente che il nemico venga percepito immediatamente in chi parla la lingua dominante. In questo caso lo stato italiano. Se tu puoi parlare l’italiano la tua lingua va da se che io posso parlare con la mia, il sardo. Ma così non è. Io sono libera certo di parlare in limba, ma resta il fatto che il lo stato oppressore italiano ci vieta di farlo come lingua ufficiale, come istituzione, come identità.
Scommetto che sei sconcertato dal fatto che noi INDIPENDENTISTI chiamiamo lo stato italiano come oppressore. Ma tale è.
Ti sei mai posto delle domande sulla Sardegna? Forse hai sempre considerato la nostra terra come una regione italiana qualunque e giustamente non te ne se posto.
Ora però se affronti il problema indipendenza sarda forse dovresti cominciare a farti qualche domandina. Se vuoi capire, ovvio. Altrimenti…va bene anche così.
La storia della Sardegna insegna. Insegna cosa abbiano fatto della nostra isola i popoli invasori. Ma io non sono qui per fare storia e nemmeno filosofeggiare sul concetto di autodeterminazione e indipendenza. Ti racconterò perché noi ci sentiamo oppressi e perché desideriamo l’Indipendenza. Ti pongo delle semplici domande non su grandi ideali astratti di indipendentismo ma domande che hanno risposte reali.



Esiste in Sardegna , è radicato un movimento di ribellione e un desiderio di indipendenza e di autodeterminazione. Il momento nella storia più recente e riferito a ciò è stato l’aprile del 1794 i cosidetti moti rivoluzionari sardi dove i sardi cacciarono la nobiltà Piemontese la quale dopo poco tempo armata di tutti punto riconquisto’ Cagliari e la Sardegna. Da tali motti discende un’idea indipendentismo che si è consolidata con la nascita del Partito Sardo d’azione, il più antico partito esistente tutt’oggi.
Per capire perché i sardi accarezzino l’idea dell’indipendenza si deve avere una mente scevra di tutti i condizionamenti politico culturali italiani. Lo spirito critico che bisogna avere per avvicinarsi a questo argomento è quello di porsi alcune domande in diversi campi.
E le domande le porgo a te.
Nel campo dell’ambiente.
Come mai in Sardegna non vi sono foreste rigogliose come invece vi sono nella gemella isola corsa?
Nel campo militare.
Come mai la Sardegna ospita basi militari cedendo allo stato americano a quello italiano una enorme estensione di territorio in percentuale superiore a tutte le altre regioni di Italia?
Nel campi genetico
Come mai recenti studi hanno affermato la diversità del DNA dei sardi rispetto agli altri europei?
Nel campo linguistico
Come mai malgrado l’unione europea legiferi sulla salvaguardia delle minoranze linguistiche non esiste una benché minima legge italiana che tuteli il sardo come lingua neolatina autoctona della Sardegna?
Nel campo storiografico
Come mai nelle scuole sarde non vi è nessun accenno alla storia dei sardi a partire dalla grande civiltà nuragica sino ai giorni nostri?
Nel campo sociale ed economico
Come mai la classe dirigente dell’apparato statalista ( stato scuole polizia potere giudiziario) non è formata da sardi?
In campo archeologico
Come mai vengono nascoste scoperte archeologiche di valenza mondiale quali per esempio le gigantesche statue di Cabras che non vengono restaurate ed esposte al pubblico?
Ci sarebbero anche tante altre domande.
L’oppressione non avviene soltanto attraverso la costrizione fisica ( anche se alcuni patrioti sardi sono tutt’ora in carcere senza una precisa accusa e senza processo da oltre un anno) ma ne esiste una forma molto più efficace e subdola che è quella della costrizione sociale, culturale ed economica quella che lo stato italiano applica verso i sardi e la sardegna.
Sardigna Indipendente.
Ciao Andrea e Fortza Paris!
Saludos da ‘e s’isula de Ichnusa.

Rampo ha detto...

Carissime (PDE e' in ferie e credo dovremo aspettare la settimana prossima per le sue risposte) mi sento piu' illuminato. Cioe' capisco meglio. Sulle prime mi viene da pensare che ad alcune domande di Celia in effetti non ho risposte, e semmai mi piacerebbe capire meglio le sue, di risposte. Devo dire che essendo stato in vacanza dai parenti di mia moglie in Sicilia spesso mi e' capitato di non capire un acca neanche la' delle loro conversazioni: andrebbe da se' che se avessi provato a parlare in milanese con loro probabilmente loro avrebbero avuto le mie stesse difficolta'. Quindi che i dialetti siano un po' incomprensibili a queste distanze mi sembra fin troppo evidente. Ora che sia necessario preservare queste culture, magari insegnandole a scuola porterebbe dei vantaggi, culturali appunto, e degli svantaggi: sfavorirebbe la coesione tra le regioni che gia' tanto, troppo, soffrono, a mio avviso, di incapacita' di fratellanza. Da valutare. Vista soprattutto l'arroganza del nord, con il suo denaro e il suo "laurà" (non di tutti ci mancherebbe), verso il meridione e vista la scuola di furbizia (fiscale, tributaria e non) con cui il sud (parte del sud, ci mancherebbe nuovamente) risponde a sentire i discorsi di chi la' e' nato e cresciuto, e che io un po' incredulo mi limito a citare (posso riportare le affermazioni, se richiesto). Infine mi sembra che abbiamo avuto un presidente della repubblica sardo, anche se e' inutile che ti dica cosa io pensi di quel personaggio, del suo partito e di quanto lui stesso abbia favorito le basi militari e nucleari della nato in Sardegna. Come a dire che ci sono Sardi e Sardi, come ci sono Piemontesi e Piemontesi o come ci sono Molisani e Molisani, anche se bene o male il potere e' andato sempre a quelli di un certo catto-stampo [...], non e' mai andato, che ne so, ad un Laziale o a un Toscano solo perche' venivano da quella zona geografica.
Mi auguro che queste tacitazioni storico archeologiche abbiano fine. Mi auguro altro atteggiamente e altra considerazione. Continuo pero' tuttavia a non sentirmi un colonizzatore, anno 2007, regolare contribuente - cittadino, di chicchessia, non vogliateme. Continuo a vedere nella risposta dell'indipendenza una risposta troppo radicale e sradicata dal presente, ma continua ad interessarmi il discorso e sono disponibile a portarlo avanti.

Anonimo ha detto...

Posso provare a rispondere io a Celia?

Ambiente:
Non potrebbe trattarsi di una semplice differenza geografica? Dopotutto la Sardegna è vicina al Tropico del Cancro e, a differenza della Corsica, non è riparata dai venti che vengono dal Sud (ovvero dai deserti africani...). Date un'occhiata su Google Maps.

Difesa:
Tutto nasce il 26 novembre 1956 col patto di reciproco sostegno tra SIFAR (il SISMI di allora) e CIA. Se non l'aveste notato: sono due organi segreti. Questo sì che è un soppruso: l'Italia regala loro un posizionamento geografico strategico, e loro aiutano l'Italia a tenersi la Sardegna...

Genetica:
Non conosco quello studio: maggiori info? La differenza genetica, ad ogni modo, non significa nulla: altrimenti cosa devono fare gli abitanti di Limone sul Garda? E cosa si dovrebbe fare con gente di altri popoli che vorrebbero la cittadinanza di un altro stato? E quale grado di varianza dovrebbe significare una differente nazionalità?

Linguistica:
Come, non esistono leggi?! 15 Dicembre 1999, n. 482, articolo 2: "In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo."
La legge c'è; i sardi che fanno?

Storiografia:
Le storie locali non sono previste nei programmi scolastici di uno stato. È uno dei compromessi purtroppo (o, come dice Andrea, per necessità) correlati all'idea di uno stato, ma vederci un soppruso mi sembra davvero esagerato.

Socio-economia:
In nessuna parte d'Italia gli apparati dirigenti sono composti dalla popolazione locale. Avete idea di quanti siciliani lavorano a Milano e quanti calabresi a Roma? È un altro dei compromessi correlati all'idea di uno stato, ma anche qui vederci un soppruso mi sembra esagerato.

Archeologia:
Le scoperte archeologiche davvero "vengono nascoste"? O piuttosto "non vengono valorizzate"? Di questo argomento so poco, ma se fosse vero il primo caso si tratterebbe davvero di un agghiacciante tentativo di controllare l'orgoglio e il vanto culturale di un popolo.

Per riassumere:
Degli argomenti messi in luce da Celia i veri sopprusi compiuti dall'Italia sull'Isola mi sembrano essere "solamente" di natura militare e, se ci vengono forniti maggiori strumenti per capire, forse ambientali e archeologi. Proporre come soluzione l'indipendenza sembra anche a me un po' troppo anacronistico: i militari, dal mio modestissimo punto di vista, compiono sopprusi per definizione, e non in quanto organo di uno stato. Cito dalla rete:
"Esercitazioni, addestramento, sperimentazioni di nuovi sistemi d'arma, guerre simulate, depositi di carburanti, armi e munizioni, rete di spionaggio e telecomunicazioni. Al tradizionale ruolo di caserma-scuola di guerra, oggi si sovrappongono compiti direttamente operativi e funzioni di postazione-chiave per il controllo dell'intera area mediterranea, funzioni che potenziano l'importanza strategica dell'isola come perno del sistema politico-militare dell'alleanza nord-atlantica. Sulla terra sarda grava il 66% delle installazioni militari italiane-Nato. La vastità degli spazi aerei e marittimi militarmente asserviti non ha termini di paragone con nessun'altra regione. Solo il tratto di mare annesso al poligono Salto di Quirra supera in estensione la superficie dell'intera isola."
E per tutto questo bisogna ringraziare anche il simpatico presidente della repubblica citato da Andrea...

JJ ha detto...

Buon quasi ferragosto a tutti! Mi intrometto nel discorso e prendo una posizione decisamente più radicale e parto subito con una domanda cattiva: perchè indipendenza?

Non c'è bisogno di essere global per capire che ora come ora l'Europa è una necessità, prima ancora che un sogno. Ed in un momento nel quale, volenti o nolenti, dobbiamo adattarci all'unione mi si parla di secessioni (legaioli di varia natura), autodeterminazioni (cosa vuol dire, che i sardi/corsi vogliono che sia scritto su una legge che il loro territorio ha avuto una storia diversa da quella del continente?), indipendenza (se penso ai paesi baschi spagnoli mi si accappona la pelle, più avanti vi spiego perchè).

Il sardo è una lingua. Questa non è un'ipotesi. E' scienza (la mia cara Simona, linguista, mi ha illuminato su questo punto). I sardi sono un popolo, anche questa è scienza.
La Sardegna fa parte dell'Italia (volenti e soprattutto nolenti i sardi ne hanno contribuito all'unificazione), e per costituzione è (credo) una regione a statuto speciale, (credo) l'unica i cui abitanti sono riconosciuti popolo...

Sono rimasto sorpreso quando l'anno scorso, trovandomi a Bayonne, nei paesi baschi francesi, scoprivo che l'indipendentismo basco è sostanzialmente una guerra di mafia e di soldi. I baschi francesi sono contenti così come si trovano: una regione la cui identità culturale viene riconosciuta. L'indipendentismo basco-francese si distingue dall'indipendentismo basco-spagnolo perchè si tratta di un movimento culturale, non politico.

Sopporto male la sinistra (discorso fuori dal contesto) che per partito preso sodalizzano con gli indipendentisti. Sodalizzare con i depoli oppressi che vogliono migliorare, e vedono nell'indipendenza la possibilità di amministrare le proprie risorse è un dovere. Supportare e tifare per tutti i movimenti indipendentisti senza contestualizzarli o capirli è un grave errore (frecciata verso coloro i quali, per sodalizzare coi palestinesi, finiscono non solo per fare il tifo per hamas, ma soprattutto scadono nell'anti-americanismo/anti-semitismo stretto... visto che piace tanto PDE, ricordate il suo meraviglioso post "anti/contro"? penso veramente che israele e palestina, israeliani e palestinesi, possano vincere questa "guerra", assieme, senza sconfitti se non gli imbecilli).

Nel caso della Sardegna, come della Corsica, o qualunque contesto Europeo, che non sia quello delle ex repubbliche sovietiche, parlare di indipendentismo quando esistono già delle situazioni "speciali" è forse ridicolo. Si può (e forse è doveroso) pretendere di migliorare quello che già esiste (l'immobilismo porta sempre un peggioramento: leggi vecchie di quarant'anni potevano essere spettacolari, appunto, quarant'anni fa, ora sarebbe il caso di attualizzarle), quindi migliorare lo statuto della regione o portare proposte nuove per la gestione delle risorse, ma per favore, non pretendere che l'indipendenza politica, possa rappresentare un punto d'arrivo...

Anonimo ha detto...

Buongiorno Andrea.
Mi fa piacere che un tuo commentatore abbia azzardato a rispondere alle domande. Mi piacerebbe, per un confronto sano e diretto, che possiate rispondere tutti, poi vedremo di scambiarci idee e opinioni e soprattutto realtà. Alcune mie domande sono fatte a ragion veduta, diciamo che raggiungono quasi la linea di provocazione, ma provocazione data da fatti e certezze.
Il tuo ragionamento sui dialetti che non si capiscono non fa una grinza. E infatti sono dialetti. La nostra però è una lingua, cosa assai diversa. Lingua Sarda. Se vai in Sicilia è giusto e naturale che tu non capisca il dialetto poichè la lingua madre tua e dei sicialiani è l'italiano. Il dialetto è una cosa in più. Noi però abbiamo una lingua, la nostra, che dovrebbe essere per noi quella ufficiale, la lingua madre. Se vado in un ufficio non posso richiedere un certificato di residenza in sardo e se vado a sostenere un esame all’università non lo posso sostenere in sardo. Perché? Tu lo sai perché tu Italiano puoi usufruire della tua lingua come e quando vuoi e in tutte le maniere giuste e civili e noi no? Perchè tu, per esempio puoi sostienere un esame universitario in Italiano la tua lingua, e io invece lo devo sostenere non nella mia ma nella tua ossia con la lingua dello stato oppressore o dominante? Se io, noi, siamo un popolo con una lingua diversa perchè non possiamo affermare la nostra identità con la nostra lingua?
Se lo sai spiegamelo.
La questione lingua sarda non è una questione da poco. La lingua di un popolo è la sua identità e se noi possediamo una lingua nostra non vedo perché non possiamo parlare e vivere ed essere cittadini utilizzando sa limba. Cosa difficile questa da capire, forse, cosa complicata... forse. Diciamo che ci consideriamo fortunati perché siamo un popolo bilingue. Sul presidente sardo non mi pronuncio. Discorso lungo e complicato. Ad onore del vero i presidenti sardi sono stati due, Segni e Cossiga. Come vedi in Italia ci si dimentica anche quanti sardi abbiamo fatto parte della Repubblica Italiana. :-)
Tu non ti senti un colonizzatore e ognuno si sente come crede. E’ vero siamo nel 2007, ma siamo il frutto di ciò che siamo stati, delle scelte dei nostri padri e... come dire... la Storia Siamo Noi...nessuno si senta escluso e offeso. Tu fai parte della storia, sei ciò che è stato, come noi sardi.

Per rispondere invece a Lindo...
Caro Lindo vedo che hai consultato il sito Internet della Regione Sardegna da cui copi e incolli alcune frasi sulle servitù militari... e qualcosina sulla lingua sarda.
Prima domanda.
Beh direi che hai sbagliato in toto. Niente posizione geografica e niente Tropico del Cancro. Non do un’occhiata Google Map perché conosco benissimo la mia terra e perché le domande che io ho posto hanno un suo perché e un suon fondamento da ricercare non in elucubrazioni complicate ma solo nei fatti reali, Italia sfrutta Sardegna.
Seconda domanda
Nessuno aiuta nessuno a tenersi la Sardegna. Chiediti invece cosa ci guadagni la Sardegna dalle basi militari che occupano gran parte del territorio e chiediti cosa subiscono i sardi quando ci sono le esercitazioni militari e chiediti se anche qui ci sono armi all’uranio impoverito.
Terza domanda
Il DNA è una cosa seria. Il DNA racconta. Il DNA dice. IL DNA è. Noi lo abbiamo diverso e se lo abbiamo diverso un motivo ci sarà. Il DNA costituisce il genoma di tutti gli organismi.
Il DNA costituisce un gene e rappresenta l'unità fondamentale, fisica e funzionale, dell'eredità che trasmette le informazioni da una generazione alla successiva. Noi abbiamo trasmesso a generazioni informazioni con il nostro DNA sardo. E’ un discorso ampio, forse provocatorio, ma questo per far capire che noi siamo diversi per storia, cultura, identità e anche DNA.
Quarta domanda
Oh la legge c’è? E i sardi che fanno? E caro mio cosa fate voi italiani? Tutela? Noi non vogliamo solo la tutela vogliamo parlare nella nostra lingua. Vorrei poter sostenere un esame nella mia lingua, vorrei la carta di identità nella mia lingua, vorrei poter avere un referto medico nella mia lingua, un certificato, un volantino pubblicitario, parlare in lingua in un ufficio pubblico, ricevere un atto giudiziario nella mia lingua, insegnare e imparare a scuola la mia lingua, leggere le informazioni sui prodotti alimentari nella mia lingua. Complicato vero? Per chi? Per lo stato italiano? Per chi sardo non è? Noi abbiamo diritti come tutti, nessuno escluso.
Quinta domanda.
Le storie locali non ci sono sui libri di scuola? Scusa ma di quale storie locali parli? Per caso della nostra? Noi non siamo una storia locale. Noi siamo stati il Regno di Sardegna.
Sesta domanda
Ti ricordi quando tempo fa , frase che ancora tutti sanno, si diceva a chi non era meritevole o aveva fatto qualche cazzata madornale...ti sbatto in Sardegna? Bene. Molti non meritevoli italiani sono stati sbattuti in Sardegna e qui sono rimasti e qui hanno occupato. Bada bene che questo non è un discorso razzista. Sia mai pensare che il SARDO lo sia. Noi non lo siamo. Ma questo è un dato di fatto. A te le conclusioni.
Cosa vogliamo noi sardi?
Ecco il manifesto di iRS Indipendentzia Repubbrica de Sardigna:
- affermare il diritto all’autodeterminazione nazionale del Popolo sardo;

- affermare la sovranità dei sardi su tutto il territorio della nazione sarda;

- affermare la difesa della Terra di Sardegna e dei suoi abitanti da ogni lesione, minaccia o servitù, proveniente sia dall’interno che dall’esterno;

- affermare la dignità delle donne e degli uomini di Sardegna come singoli e come collettività, in quanto esseri umani liberi e in quanto portatori di una cultura unica ed originale;

- affermare il diritto di ogni donna e ogni uomo di Sardegna alla prosperità economica e alla opportunità di realizzarsi socialmente come appartenenti al genere umano e al Popolo sardo, in conformità ai valori irrinunciabili di giustizia, di uguaglianza e fratellanza tra tutti gli uomini;

- affermare il diritto a decidere la forma della propria democrazia ovvero di elaborare un proprio modello di società, di economia, di rapporti tra gli uomini, il territorio e tutti gli esseri viventi.

E per rispondere a JJ...
Noi vogliamo essere indipendenti e in Europa. Non vogliamo essere Italiani e in Europa. Vogliamo essere SARDI della Nazione Sardegna in Europa. E siamo differenti da pseudo partiti come la Lega e affini. Siamo Sardi e da Sardi nella Nazione Sardegna vogliamo vivere. Perché invece non combattete con noi per ridarci quello che ci è stato tolto e aiutarci nell’indipendenza. No? E perché? Voi che vi decantate italiani puri e fieri cosa vi importa di noi sardi che nemmeno ci sentiamo italiani? Perché, come dire , non ci aiutate a prendere la strada che desideriamo? Non vi è mai importato della Sardegna ora tutto ad un tratto la Sardegna deve, la Sardegna non deve. La Sardegna non deve nulla a nessuno, ma davvero a nessuno. E meno che mai all’Italia. Siete già tanti , se la Sardegna si rendesse libera e indipendente cosa vi verrebbe a mancare? Come? Oh si noi sardi lo sappiamo, vi verrebbe a mancare tantissimo.
Ma è Ferragosto e diciamo che mi fermo qui. A tutti, ve lo dico in sardo, bona festa. E ammentade cussu chi soe iscrinde, Sardigna non est Italia. A bois tottus unu saludu da ‘e s’isula de Sardinnia.
Ciao Andrea e grazie dell’ospitalità.

JJ ha detto...

Ciao Celia, bello ed appassionato il tuo post.

Vorrei rispondere in toto alle tue domande ma mi sento troppo ignorante in materia, ma non abbastanza da poterti pronosticare il fallimento del progetto politico di indipendenza (ovviamente le cause sono tante e non strettamente legate ai vostri futuri amministratori, che bene o male che sia si sono formati in Italia, e pratiche totalmente Italiche usano quotidianamente).

Innanzitutto mi sembra chiaro che l'indipendenza e l'autodeterminazione che proponi è strettamente legata alla vostra lingua, alla vostra cultura. Da un punto di vista economico/amministrativo non potete/volete prescindere dall'Europa.
Per via delle mie perplessità non penso che la Nazione Sardegna possa permettersi di entrare in Europa come un'entità a se stante, senza l'Italia: quali risorse, quali istituti di credito, quali prospettive? Un passo simile lo sta attuando la Macedonia, che per entrare in Europa è diventata un paradiso fiscale che attrae il peggio del peggio dei soldi balcani e non. E' questo che sogni per la tua terra? Un paradiso fiscale nel quale Briatore&Co. saranno felicissimi di venire a "non" versare il loro contributo? E con una nuova amministrazione politica entrerà una nuova economia, certo molto emozionante immaginare la nascita della vostra nazione.

Purtroppo però non ne vedo nè la fattibilità, nè il reale vantaggio.
Quello che invece condivido del tuo ragionamento riguarda la lingua. Se non mi sbaglio in trentino si insegna il ladino a scuola, mi sembra davvero bizzarro che voi non possiate istituzionalizzare la vostra lingua. E comunque, cosa ve lo impedisce? Si fanno pubblicazioni improbabili sul "crea il tuo acquario" oppure "costruisci il tuo sintonizzatore spaziale" con i soldi dello stato e non riuscite a mettere in piedi una struttura per la divulgazione in loco della vostra lingua? Mi vuoi far credere che per rispettare una legge di una nazione che i sardi non vogliono riconoscere non siete in grado di scrivere i vostri documenti in entrambe le lingue? Se pensi ancora all'Europa mi sembra anacronistico pensare all'uso del Sardo in contesti "ufficiali", ma l'insegnamento, l'uso quotidiano, anche gli esami e lo studio della vostra letteratura, beh, sono tutti passi (dal mio punto di vista) lodevoli, e che lo stato italiano li legiferi o meno penso che i sardi siano già in grado di farlo, se lo volessero. (Se già lo fate e non sfonda allora è un chiaro segnale di minoranza indipendentista, se già lo fate e funziona... beh, mi ritiro in eremo solitario nell'entroterra di Sulcis, in attesa che la soda mi corroda :-D )

Non so quanto sia stato chiaro, penso però che una battaglia condivisibile debba partire dal presupposto di voler migliorare, partire dalle basi attuali per raggiungere un obbiettivo realistico, altrimenti il vostro credo sarà associato e buttato nel calderone del separatismo o peggio del secessionismo becero ed ignorante.

Enjoy!
JJ

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea...oh mamma...da infondoaimiaiocchi si parla di anni di piombo...qui di indipendenza...a ferragosto...
Vabbè...su..parliamone...:-)
Ti dirò che sono abbastanza d'accordo con il tuo discorso...aggiungo che le identità culturali sono costruttive quando le si mette in un tutto...

Anonimo ha detto...

E' da tre giorni che tento di inviare messaggi ma, non ci riesco! La cosa è circoscritta a google, non capisco come mai!
Ho letto tutti quanti, intanto qui piove che dio la manda!
Inutile dirlo che sono più sulla linea di Celia tranne che sulla lingua. Infatti la scuola di Federico II di Svevia, rese "lingua" il siciliano fino al punto che se i suoi figli, Manfredi ed Enzo non fossero morti precocemente, di certo avrebbe fregato la scuola Toscana! Questa è cosa che pochi sanno!
A parte tutto il resto sono d'accord con Paola quando dice che le identità culturali sono costruttive quando le si mette a confronto in tutto. Purtroppo con mio grande dispiacere devo dire che questo non è mai avvenuto ma, per un semplice motivo, banalissimo...si tende a star lontani da ciò che non si conosce.

Anonimo ha detto...

wow, vi lascio una settimana e guarda qua cosa succede! :)
bella, mi piacciono i post impegniativi e le risposte a tema...anche se ci ho messo un sacco a leggere.
oltretutto jaffy mi ha portato a ricercare il mio antichissimo post anti-contro per rileggerlo (è veramente sepolto nel blog, qui
per chi fosse interessato).

entro finalmente nel merito.
prima di tutto mi colpisce aver capito qualcosa del finale sardo dell'ultimo commento di Celia e mi fa riflettere sul fatto che non riesco a capire neppure l'argomento quando un bergamasco risponde a una mia domanda (e quindi ben dovrei sapere l'argomento) nel suo kaxxo di dialetto a 40km da casa mia. ma fondamentalmente che importanza ha? la risposta alla questione della lingua, quando si parla di istituzioni (università, ospedali), è che ovviamente un italiano che lavora in sardegna non è tenuto a sapere il sardo, come un sardo in trentino potrebbe (questa notte sono ottimista) non sapere il ladino.
è un diritto per un italiano venire a lavorare in sardegna così come lo deve essere per un sardo andare in trentino (o dove gli pare). ci vuole una lingua comune, che ovviamente è scelta dalla parte dominante.
del resto con l'ingresso in europa, presto o tardi, si dovrà fare uno sfoltimento delle lingue, non necessariamente eliminandole in toto, ma togliendole dagli atti ufficiali. anche con l'indipendenza, in europa il futuro del sardo come lingua istituzionale lo vedo...nullo.
che poi sia una grande radice culturale è verissimo e rispettabile, ma resta un fatto culturale e non politico.

la questione sul DNA è rischiosa. io la eviterei saltandola a piè pari. intanto perchè condivido con lindo che ha poco significato, in termini di definizione di "popolo", ma soprattutto perchè sono argomenti usati (abusati) negli anni passati qualche centinaio di km + a nord. cmq ribadisco: nessun problema nell'ammettere una diversità genetica, solo che non vedo il nesso con l'indipendenza.

excursus sugli altri commenti: sui baschi no comment, un po' perchè ne so poco, un po' perchè quel che ne so me li fa associare pericolosamente ai nostri leghisti...gli zapatisti credo che chiedano l'indipendenza perchè lo vivono come uno strumento per ottenere diritti, ma non mi pare sia un fine. siccome sembra uno dei pochi strumenti efficaci diventa argomento basilare di grandi "battaglie", ma sempre strumento rimane.
magari sbaglio, ma mi sembra un punto focale del discorso, che ora vorrei riportare sulla sardegna.
il discorso di celia su oppressione ecc...fila, nulla da dire. non sono documentato per dire se sia vero, sia paranoia, sia propaganda o cosa, ma non ho sentito da lei nessun argomento che mi faccia pensare che le cose non stiano come dice lei (e comunque poco conta ai fini del discorso).
il punto è che l'indipendentismo non è la risposta.
ha detto benissimo jj, citando come esempio le questioni degli istituti di credito...l'indipendentismo dall'italia significa inevitabilmente diventare colonia politico-economica di qualcuno (magari, ironia, della stessa italia). l'italia stessa lotta ogni giorno per non soccombere e certo ha una struttura ben più rodata negli anni. sarebbe una drammatica caduta dalla padella nella brace, dove magari parli pure sardo, ma ti contorci per le continue bruciature.

...ma non è neppure quello il punto focale, per me. quando degli aspetti di una struttura non vanno bene non ha senso impuntarsi nel voler necessariamente distruggere la struttura: si possono modificare quegli aspetti. se essere italiani è vissuta come oppressione a causa di alcuni attegiamenti dello stato, si può cercare di cambiare quegli atteggiamenti senza smettere di essere italiani. (riprendendo un discorso di giorni/anni fa: se le discariche di amianto a cielo aperto per la tav sono inaccettabili si può farle al coperto senza necessariamente boicottare la tav. se è radiattiva si può schermare senza evitare di bucare...).
se lo stato italiano non permette una giusta valorizzazione delle risorse sarde si può cercare di cambiare questo atteggiamento senza necessariamente diventare uno stato autonomo. l'indipendenza non mi sembra una risposta. non credo che lo sia mai in un contesto politico in cui non si "spara sulla gente".

ultima nota: all'inizio rampo poneva l'accento sul fatto che c'è indipendenza e indipendenza. non condivido. io fondamentalmente sono internazionalista e lo ammetto: credo che le nazioni siano una disgrazia. gli uomini dovrebbero essere riuniti sotto un'unica bandiera. a me gli orticelli non sono mai piaciuti, lo sa bene chi mi legge sul mio blog, lo sa chi mi conosce.
senza relazione con questo argomento in cima al mio blog ormai da giorni c'è una citazione di seneca che dice "Io sono un uomo e non considero nulla che sia umano estraneo a me". per estensione: non esistono altre nazioni e non ne devono esistere. questa è la mia opinione da un sacco di tempo...

Rampo ha detto...

Proprio col tuo anti-contro: essere internazionalisti secondo me non vuol dire essere contro alle nazioni (semmai ai nazionalismi). Sarebbe interessante sapere come ti poni di fronte allo sfruttamento delle risorse (non umane...). Anche a me piacerebbe che il petrolio fosse di tutti invece che di pochi ultramega miliardari o di pochi armatissimi eserciti, o l'oro, o l'uranio o [...] : ma non credo che il sopruso di pochi si supererebbe senza bandiere... O si'?

Anonimo ha detto...

entriamo in un gioco di termini.
particolarismidi qualche natura sono necessari, vista la diversità delle situazioni. che sia un bene auspicabile o un male necessario,resta un fatto inevitabile.
il punto secondo me è spostare in alto il livello politico, quello in cui si parla di diritti (e doveri), di convivenza comune e di progresso globale e lasciare al livello che ora è delle nazioni, un compito tendenzialmente solo amministrativo, eventualmente culturale (salto volutamente la parte global/no-global/diverso-global).
una lotta per un diritto, quando è solo nazionale, di fatto genera un diritto "per nascita", che a me sembra un privilegio. proprio perchè ci sono questi privilegi esistono tensioni sociali fra nazioni: chi ne vuole godere, chi non li vuole cedere.
sono disposto a espandere il discorso (che lo meriterebbe), ma forse sarebbe meglio un altro post per iniziare il dibattito.

sulla tua domanda: secondo me nazioni e nazionalismi non rendono le persone migliori o peggiori, però hanno dei forti influssi sulle dinamiche delle masse.

non vedo invece il punto sulle risorse: adesso ci sono nazioni con al loro interno regioni con risorse e altre senza, se un giorno la nazione fosse unica e globale avresti semplicemente la stessa struttura ingrandita. quindi?
e se stiamo parlando di capitalismo selvaggio...beh, lo si combatte meglio senza divisioni nazionaliste fra lavoratori che ciascuno a combattere nel proprio orticello, secondo me...anche qui x parlarne meglio sarebbe meglio accodarsi a un nuovo post, però.

Anonimo ha detto...

Solo un paio di cosette...

Non mi piace affatto l'idea di perdere alcune mie peculiarità da "Italiana" a causa dell'Europa Unita; sono stata sempre sfavorevole a questo pregetto e al referendum votai a sfavore!
Non eravamo pronti e ancora abbiamo grosse difficoltà e di vari tipi!
Ieri non ricordo dove leggevo di prodotti alimentari e chi scriveva sperava che la qualità avrebbe avuto la meglio sulla quantità!
Questo potevi deciderlo prima del mercato Europeo.
Ormai, purtroppo non è così! Esempio: Le arance di Sicilia, le migliori a livello europeo, devono essere portate al macero perchè ci stanno pure quelle di Spagna, meno buone ma "devono vendere anche loro un quantitativo annuo.
Tra l'altro mi incaxxo perchè non possono essere portate come derrate alimentari alle nazioni povere: Chi pagherebbe il trasporto?
Secondo punto: la globalizzazione!
Bruttissima bestia, credo che se la gente capisse il vero significato di questa parola si incaxxerebbe di brutto!
Globalizzazione vuol dire, non solo il monopolio di pochi su alcuni beni primari ma anche la perdita di identità dei popoli stessi!
Non vorrei fare retorica ma, si può paragonare un pranzo al MC Donald's con uno fatto in un buon ristorante tipico di qualsiasi nazione del mondo?
Aumentano a dismisura i fast food in barba ai ristoranti tipici, anche questa è globalizzazione.
L'America avrà il Petrolio, l'Europa avrà la moda e enogastronomici, l'Africa sarà trasformata nel granaio del mondo, ma non per sfamare gli africani bensì per produrre carburante alternativo e l'Asia avrà nelle mani le nuove tecnologie!
Ecco globalizzato il mondo! Mi chiedo però a quanto l'America venderà il petrolio, a quanto l'Europa i suoi prodotti e a quanto l'Asia venderà un cip(non quello del poker...)
L'Africa resterà terzo mondo nonostante il grano perchè sarà gestito dalle industrie petrolifere americane che di conseguenza guarda caso...deciderà anche il prezzo del grano! ahi ahi ahi è di pochi giorni fa che ci saranno già aumenti dei prodotti da forno e della pasta a causa dell'utilizzo del grano allo scopo di produrre carburante!
Mi chiedo quanta gente conosca questa prospettiva della vita, alla pari della storia di Elisa di Rivombrosa e simili?
a dopo